giovedì 20 settembre 2007

SESSUALITA’ IN PIAZZA

Presidente e iscritti dell’Associazione Cittadini d’Europa “Cristianesimo e Costituzioni”, riuniti in assemblea, abbiamo discusso alcune sere fa su quanto deciso da alcuni politici di far svolgere a Bari il prossimo raduno gay. Naturalmente, tutti d’accordo ci siamo detti contrari, non in particolare al suo svolgimento nella nostra città, ma proprio al suo svolgimento in generale. Non sono certo motivi discriminanti che ci hanno spinti a una tale presa di posizione; anzi le nostre idee sono riportate fedelmente nello statuto sociale che esclude qualsiasi forma di discriminazione fra gli esseri umani. Saremo sempre inorriditi per le sofferenze patite dagli omosessuali lungo il corso della storia, soprattutto per le ultime persecuzioni nazifasciste subite per colpa di ideologie stupide vomitate da menti malate. Il nostro parere è dettato dalla semplice constatazione che molte sono oggigiorno le occasioni che distolgono la gente da cose ben più serie. Senza contare feste civili e religiose, c’è la giornata del papà, della mamma, del soldato, dei lavoratori, dei diversi, dei santi, degli scrittori, dei vari mister e miss, dei global e non global, insomma di tutti. A pensarci bene, anzi, manca proprio la giornata degli eterosessuali, che vivono la loro natura in silenzio senza spiattellare in nessuna piazza le loro intimità. Come si vede, perciò, a questo punto gli unici a sentirsi discriminati dovremmo essere proprio noi normali. Ma non lo facciamo proprio per quell’alto senso di civiltà che ci contraddistingue e, in verità, che contraddistingue tanti altri fra le categorie citate. Quello che disgusta tutti è il modo becero, volgare, esibizionista di manifestare, che per fortuna solo in pochi mettono in mostra e contro i quali ci schieriamo, pregandoli di mostrarsi nell’occasione barese più maturi e civili che nelle precedenti o, almeno, di non sporcarci la città. A riprova che non siamo contro gli omosessuali, devo aggiungere che io personalmente ho avuto un carissimo amico d’infanzia di nome Guglielmo, che ora purtroppo non c’è più, conosciuto soprattutto come Willi, il quale viveva la sua diversità con garbo, con signorilità; lui odiava quegli isterismi ed esteriorità volgari che caratterizzano le manifestazioni degli omosessuali. Non avrebbe mai partecipato a simili raduni carnevaleschi fuori stagione. Addirittura il gruppo di amici, di cui anche Willi faceva parte, solo dopo anni ha saputo che fosse omosessuale, e nessuno s’è mai lasciato solo sfiorare dall’idea di allontanarlo. Era carissimo a tutti proprio per la sua nobiltà d’animo, per i suoi modi affabili, per la sua discrezione; mai siamo stati oggetto delle sue attenzioni particolari, che Willi riservava solo a chi fosse consenziente; ben sapendo quali fossero le nostre tendenze sessuali, non ha mai tentato di forzare la volontà di nessuno; viveva la sua sessualità con orgoglio, scegliendo liberamente e lasciandosi scegliere liberamente. Così facendo non si creava nemici, ma solo amici e tanti; sapeva bene che più allargava la cerchia delle amicizie più gli era possibile trovare qualcuno con cui condividere il suo sentimento. Eravamo un bellissimo e unito gruppo di amici; tutti lo amavamo e lui amava tutti noi, ma di quell’amore istintivo che nasce solo nell’infanzia e, al di là di ogni interesse, dura per sempre; di quell’amore che esclude in assoluto le implicazioni del corpo, sublimandosi solamente in quello spirito puro che travalica le rispettive vite terrene. Mai, noi amici, abbiamo sentito Willi contrariarci per il nostro desiderio di ragazze; diceva sempre “Se non ci fossero ragazzi come voi, noi omosessuali non esisteremmo, nessuno esisterebbe, perché alla fin fine siamo tutti concepiti da un uomo e una donna.” E noi aggiungevamo “Se fossimo tutti ricchioni l’umanità si estinguerebbe in una generazione.” Sì, usavamo e continueremo ad usare proprio quella parola, non certo in senso spregiativo né per non saperci aggiornare, ma solo perché gay ci sa troppo di effeminato. Con ricchione, invece, lasciamo loro ancora una parvenza di quella mascolinità perduta o mai avuta; non ce ne vogliano, pertanto, tutti i fratelli diversi. A questo punto, prima di chiudere, io presidente sento il dovere di difendere la mia discriminata categoria, sottolineando con ripicca che se gli omosessuali hanno un loro “orgoglio gay”, permettetemi di manifestare il nostro “doppio orgoglione”.
Fraterni saluti a bianchi e neri, biondi e bruni, alti e bassi, grassi e magri, belli e brutti, femmine e maschi; buona e civile manifestazione a tutti.

redatto a bari l’1.10.2002

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