giovedì 25 giugno 2015



CHE RAZZA DI “GENDER” E’?



Ho letto negli ultimi giorni allarmate reazioni di alcuni lettori e, nella Gazzetta del Mezzogiorno odierna in seconda pagina, un articolo su una certa teoria dei “gender”, traendone un’assonanza immediata a “lager” e una riflettuta relazione a Mengele. Non preoccupandomi, come invece hanno fatto i citati lettori, più di tanto, però. La libertà è un diritto di pari valore per ogni essere umano. Io l’ho sempre considerata, troncato il cordone ombelicale, una virtuale corda unica che, avvolgendo al collo ogni individuo, lega indissolubilmente gli esseri umani; una corda abbastanza lunga e della stessa misura fra l’uno e l’altro uomo, per permettergli ogni libero movimento. Quando la si tira troppo, vuol dire che stiamo soffocando un nostro simile che, per non soccombere, a sua volta, pur di respirare, tira la propria. Quando tale azione avviene fra un gruppo minoritario di prepotenti, che cercano di soggiogare la volontà della maggioranza sana ed attiva di un paese, tirando troppo la corda, col proporre insegnamenti di vita contro natura, si hanno reazioni violente che riportano indietro le lancette del Tempo, annullando quei  diritti dati per il giusto principio di eguaglianza, ma a volte con poco criterio. La Storia si diverte spesso con la monotona ottusità umana, a conferma dei “ricorsi” del Vico. Purtroppo, non si è ancora in grado di distinguere dall’apparenza se, sotto sembianze umane, si nascondono perversioni bestiali. Sono del parere che ogni deviazione sessuale contraria all’umana natura, è da considerarsi malattia da curare. Da tempo immemore, quando due genitori aspettano un figlio, due soli sono i colori che in natura simboleggiano i due sessi, il rosa o il celeste Disilludetevi. A priori non ve ne sono altri di colori. Per un fatto di moda, si potrebbero anche cambiare, ma restano sempre due i casi da abbinare quando arriva un neonato, o maschio o femmina. Tutto il resto rientra, nel seguito della vita, in quella sfera di patologie psico-fisiche. E che così sia; altrimenti l’uomo si sarebbe estinto già da tempo. E che sia sempre così, altrimenti la manipolazione genetica scriteriata disseminerebbe il mondo di mostri. E allora sarebbe tutt’altra storia. Attenti, quindi, a scalfire il granitico monumento culturale del mondo occidentale, su cui possono depositarsi anche a lungo le scorie del tempo; ma quando si decide di restaurarlo, liberandolo dalla feccia dell’immorale e del criminale, ritorna sempre alla luce tutto lo splendore di quell’inattaccabile diamante che è il cuore della moralità cristiano-laica della nostra cultura, faro inamovibile che ci guida da duemila anni, consolidata dalla fratellanza nella diversità. Dico attenti, perché c’è il serio rischio che, a tirar troppo la corda degli altri, si possa giungere ad opposti principi, vedendo risorgere dagli inferi d’Europa “gli inquisitori”, sorgere anche da noi “i talebani”, “gli isis” della normalità deleteria, fondamentalista ed estrema. Vedo che alcune idee di menti bacate riescono a sfiorare persino le porte di alcuni parlamenti; a tanto è giunta in politica l’infiltrazione trasversale dei “fuori di testa”. Però, attenti anche voi, cari politici, cari ministri, cari parlamentari, perché vi sono già delle bestiacce sbavanti, tipo pedofili e consimili, che hanno posato i loro sudici sguardi sui vostri figli, sui vostri nipoti, o peggio, sui figli di nessuno, che abbiano età compresa fra i tre e i tredici anni. E per farlo più facilmente vi allettano, in cambio di voti, col proporvi leggi innaturali altamente immorali e di conseguenza liberticide. Siamo contrari alla violenza di qualsiasi tipo; siamo i promotori di proposte per la chiusura delle fabbriche di armi; siamo, insomma, gente pacifica a oltranza, non certo ad oltranza insopportabile. Ma se toccate i nostri figli, siamo anche pronti ad imbracciare e usare quelle armi che vogliamo abolire. Esseri tanto perversi e vili, l’unico linguaggio che possono intendere è proprio quello violento; almeno, perdendo l’occhio come loro hanno fatto agli altri, capiscano il male procurato.


Edito a Bari il 25.6.2015