martedì 22 gennaio 2008

ASINI RAGLIANTI

Sessantotto sessantottini, che si definiscono scienziati, sottoscrivendo unitariamente un documento contro la Chiesa di Roma, hanno provocato un deprimente concerto di asini raglianti, applauditi soltanto dallo zoccolare dei loro incolpevoli allievi ciuchini. Una sparuta minoranza di barbe incolte, capelli radi e sporchi, abiti puzzolenti, ha impedito alla maggioranza attiva del nostro Paese di ascoltare, per eventualmente discolparsi, il capo della Cristianità. Dunque, veniamo al punto della protesta dei sessantotto e chiarire una volta per tutte di chi siano le vere colpe che hanno coinvolto personaggi illustri come Galileo, Giordano Bruno ed altri eccelsi ed inarrivabili geni della scienza. Tre, quattrocento anni prima che la Chiesa di Roma nascesse, scienziati peripatetici avevano di già concepito errate teorie, successivamente sostenute dai tolemaici, soffocando quelle più esatte dei pitagorici. Di chi la colpa, perciò, se non di scienziati poco preparati e per nulla perspicaci. L’unica colpa della Chiesa, tutt’al più, può essere quella di avere alla cieca abbracciato, delle due scuole, quella errata. Ma l’errore principale è stato commesso, come si è visto, dalla scienza. Pertanto, cari bambini con la barba, cercate di crescere anche dentro, assumendovi la vostra parte di responsabilità; solo così diverrete finalmente uomini. E smettetela con la violenza, precipua caratteristica della verde età. Con quelle barbe dovreste essere di già uomini fatti. Se posso permettermi di sparlare in tale maniera, ne ho il pieno diritto per tre buoni motivi: faccio parte di quello che è il pensiero maggioritario nel Paese, sono un libero cittadino che contribuisce in larga misura al mantenimento materiale di questi cattivi maestri, acefali ma pingui, e per ultimo ma decisamente importante per giudicarli, sono un ex sessantottino che ha vissuto, visto e udito direttamente il liquame che ribolliva in molte teste matte dell’epoca. Ho tuttora indelebili le immagini di quei giorni primaverili del ’69 quando gli istituti scolastici baresi furono occupati da autentici sfaticati del pensiero. In ogni dove erano seminati sacchi a pelo, nei quali i contestatori hanno bivaccato senza mai svestirsi e lavarsi per oltre tre settimane. In quel lerciume, sotto il distorto principio del libero amore, s’infilavano a turno le compiacenti sessantottine in una promiscuità da stalla di riproduzione. In compenso, per fortuna, c’erano veri idealisti che miravano ad un radicale cambiamento in meglio della scuola ottocentesca in cui tutti i giovani erano stati costretti ad imparare sino ad allora. Ciò che mi spinse ad abbandonare il movimento studentesco fu l’insensata e brusca sterzata che i politicizzati gli impressero, con la richiesta del “sei politico” ed altre amenità per evitare la sana fatica della mente, le quali amenità impedivano ai più meritevoli di esercitare in pieno le potenzialità intellettive dell’apprendere per distinguersi nell’agone sociale. Si è ottenuto in tal modo l’appiattimento delle menti, permettendo anche a chi non studiava mai di arrivare alla “laurea politica”, titolo di cui oggi si sono sfregiati tutti i cattivi maestri sessantottini che continuano a procurare danni irreversibili, non solo alla cultura italiana, ma ancora più disastrosi alla società. Ciò che produsse, quindi, quell’infausta stagione sono stati impotenti terroristi, sciocchi opportunisti e figli bastardi. Ed i nefasti risultati di quella mal riuscita rivoluzione oggi sono sotto gli occhi di tutti: le lotte che noi idealisti avremmo voluto portassero ad un mondo migliore, per colpa di scansafatiche congeniti hanno, invece, riportato la società in una atavica situazione di intolleranze e odio seicenteschi. Riprendendo il filo, comunque, a seguito di quella dittatoriale iniziativa anticlericale perpetrata nell’ateneo romano, il primo impeto che mi ha pervaso è stata la proposta di mutare nome a quell’università; non più “La Sapienza” ma “L’Ignoranza”, “L’Intolleranza”, “La Libertina”, “La Violenza”, proprio quella che si è consumata nei confronti dell’istituzione Cristiana che predica pace e fratellanza da oltre duemila anni, salvo casi sporadici perpetrati dai cattivi maestri in tonaca fulminati da mala santità. Però, ho dovuto rinunciare quando nelle interviste televisive mi è stata data la possibilità di confrontare i volti sereni dei giovani che rappresentano la maggioranza in quell’ateneo con quelli ributtanti odio dei loro coetanei minoritari. E proprio perché tali, la storia c’insegna che bisogna sempre stare all’erta di fronte a minoranze violente le quali, celandosi in residue sacche da ghestapo tuttora fermentanti in molti punti del Paese, hanno prodotto solo e soltanto dittature nella storia dell’umanità. Lo stesso Galileo, più volte indegnamente nominato da quelle bocche, avrebbe preso immediate distanze da “scienziati della domenica”, alla Ticone per intenderci, (cosa hanno prodotto di utile questi ignoti insegnanti, oltre al collante fra il loro deretano e le cattedre usurpate, proprio non si sa), da scienziati dilettanti che, travestiti da novelli “Barberini VIII” (sicuramente ancora ciecamente in giro per le galassie a scontare la pena eterna per il male fatto al grande genio pisano), “Lotario Sarsi” e quant’altri all’epoca, hanno voluto togliersi lo “sfizio”, calandosi in quei panni a ruoli invertiti, di “inquisire” il Papa, facendo solo del male alla vera conoscenza. Conoscenza che si estrinseca, man mano lungo l’interminabile cammino dell’uomo, grazie sì a grandi geni come Galileo, che sempre rappresenteranno il motore dell’Umanità, ma anche a tanti suoi colleghi con la tonaca, tutti ugualmente invisi , non alla Chiesa come istituzione, ma solo ad alcuni suoi uomini incolti e quindi privi di qualsiasi principio Cristiano e della pur minima cognizione scientifica. Tutti quelli che si definiscono atei, scienziati e non, si privano volontariamente di una parte della scienza, mancano di qualcosa per essere completi, infatti, anteponendo la “a” privativa ad ogni loro idea, non fanno altro che mutilarsi il pensiero, l’anima. Ma cari “scienziati”, con tutto quello che c’è ancora da fare al mondo, voi vi perdete in futili rivalse secolari. “Pensate” soprattutto; pensate a come esportare o produrre aria su altri pianeti, perché la nostra Terra diventa sempre più piccola; pensate a come ricostruire un essere umano debilitato dalle malattie, riportandolo alla sua efficienza fisica giovanile; pensate a produrre energie rinnovabili che facciano andare senza soste i nostri veicoli, evitando così all’umanità di farsi sfruttare dalle maledette multinazionali, o da pochi individui che ne ricattano una gran parte col malefico petrolio. Questi i temi necessari per evitare la fine dell’uomo sulla Terra: spazio vitale, integrità fisica ed economia. A voi scienziati il compito è facilitato da quel gran Libro, rappresentato dalla Natura che ci circonda e che Qualcuno ha scritto, mettendolo sotto gli occhi di tutti. Di quel gran Libro soltanto le prime pagine, delle infinite che lo compongono, risultano svelate, grazie a quel particolare humus prodotto con fatica solo dalle menti più geniali. Anche se in verità, ad ogni secolo, soltanto un paio di geni hanno tale capacità, sforzate lo stesso le vostre meningi, cercandone di secernere quell’humus particolare che continui a svelare il “Simpatico” Inchiostro Divino con cui quel Libro è stato scritto. E’ l’unico compito, in fin dei conti, che è stato affidato all’uomo per nobilitarlo. Bando alle ciance, quindi; su via, mettetevi seriamente al lavoro perché tutta l’umanità ha bisogno di voi. VIII

redatto a bari il 15.1.2008

ABITI

Negli ultimi tempi mi ha molto intrigato la questione del nuovo nome da dare alla sesta provincia pugliese. Sono sincero, l’appellativo di BAT non è che mi piaccia poi tanto, come non piace a molta altra gente con cui ho avuto occasione di scambiare un parere in proposito: tale denominazione, oltre che essere poco armoniosa, anzi vocalmente spenta del tutto, darà adito a molteplici scontate battute da “cantina del vicolo”. Quindi, prima che il “marchio” diventi indelebile, faccio la mia proposta, invitando altri a farne di migliori. Prendendo le iniziali delle tre maggiori città della nuova provincia, in rigoroso ordine alfabetico, A. B. T., la chiamerei in questo modo, pronunciando ABITI, in perfetta sintonia con molte delle attività produttive che si svolgono sul territorio interessato.

redatto a bari il 27.1.2006

martedì 1 gennaio 2008

ANNO MONDIALE DEL DISARMO

L’Umanità ha quasi raggiunto nell’anno appena trascorso l’obiettivo dell’abolizione della pena di morte. Ma se non si eliminano definitivamente i nefasti mezzi che causano il cessare violento della vita umana, tutto sarà stato inutile. Gli olocausti, le stragi, i singoli omicidi continueranno ad amareggiare l’uomo civile, sino a rischiare che, su base annua, le città dei morti divengano più popolose di quelle dei vivi. Pertanto, l’obiettivo primario del 2008 deve essere la proibizione più assoluta di fabbricare armi, con la conseguente riconversione industriale di tutte le fabbriche di armi nel mondo intero. Buon lavoro a tutti con l’augurio che l’eccelso fine sia conseguito entro il 2008.

redatto a bari l’1.1.2008