venerdì 30 novembre 2007

PENA DI MORTE

Inciviltà è mantenere la pena di morte, secondo alcune associazioni pro-Caino. Inciviltà è anche mantenere in vita cellule cancerose, aggiungo io. Giunta a questo punto la stupidità umana, abolire per abolire, affermo che si dovrebbe vietare ad ogni chirurgo di spegnere la vita anche di quelle inutili cellule assassine che insaziabilmente, sin dai tempi di Caino, si nutrono delle più utili cellule sane che compongono il tessuto del corpo umano. L’equazione cellula/corpo umano e uomo/umanità ci dice che in entrambi i casi stiamo parlando dell’unità rapportata al tutto di cui è parte; pertanto, in entrambi i casi la pena di morte a carico delle unità killer andrebbe abolita. Di questo passo quindi, e secondo una certa mentalità corrente, l’abolizione della pena di morte sarebbe da praticarsi in assoluto: niente più operazioni per estirpare cellule killer che chiedono solo di vivere, anche se a discapito della parte integra che le contiene; niente più bolliture di alimenti e attrezzi per eliminare batteri e virus. Sempre alla luce di quella mentalità che privilegia ogni deleterio essere vivente nei confronti dell’uomo di sani principi, si pensi alle sofferenze di questi minuscoli organismi quando li sottoponiamo ad ogni genere di tortura per eseguire la loro condanna a morte. Se non è giusto per l’essere umano, non sarebbe altrettanto giusto per ogni forma di vita. Il diritto a vivere è di chiunque si muova di energia propria, anche se invisibile. Non sappiamo ancora in quale dimensione sia giusto decidere dell’altrui destino, se nel nostro cosmo, nel microcosmo o nel macrocosmo. Intanto dico che dobbiamo per il momento interessarci della nostra dimensione, nella quale è dimostrato che l’uomo pensante è superiore ad ogni altra forma vivente. La stupidità umana, ogni volta rapida a schierarsi col prepotente Caino a danno degli Abele sempre più indifesi, emerge in tutta la sua grandezza proprio quando l’uomo non si pone nella condizione di sapere usare il proprio intelletto nello scindere il bene dal male. Non sono affatto favorevole alla pena di morte, ma da questo a schierarsi con feroci assassini c’è un vero e proprio abisso. Stiano perciò tranquilli gli spalleggiatori di Caino che noi uomini civili non vogliamo neanche sfiorarlo. Toccare Caino ci fa proprio schifo. Va al di là di ogni nostra comprensione, invece, il comportamento degli associati al club “Caino for ever”. Come si possa parteggiare per esseri abietti, esseri che hanno inferto sofferenze inaudite a uomini inermi, donne indifese e, soprattutto, bambini innocenti, per noi che possediamo intatta tutta la sensibilità umana ci sarà per sempre incomprensibile. Che non siano mandati a morte è un fatto di civiltà, ma che si arrivi all’assurdo di non assicurare loro una pena certa è da pazzi. Quanti assassini sono attualmente liberi di continuare ad ammazzare per l’insipienza di leggi permissive e di giudici senz’anima, che si limitano ad applicarle meccanicamente divenendo loro complici quando i Caino perpetuano i loro crimini. Nessuno vuol toccare Caino, ma Caino continua a “toccare” tutti noi. Pensare a quelle mani indelebilmente insanguinate ci chiediamo come possa continuare a vivere un uomo che ha soppresso un proprio simile, dove possa trovare la pace necessaria per riposare la notte. Che vita di sofferenze chiusi per sempre in quella gabbia di dolore che diventa il senso di colpa. E’ già di per sé un’atroce condanna a vita per i rei che riacquistano un briciolo di coscienza. Ma per chi ha perso ogni sentimento umano non vi sarà mai pentimento che li faccia ravvedere. E lasciarli liberi di continuare ad ammazzare innocenti è pura inciviltà. E’ voler costringere l’uomo indifeso a convivere con belve feroci. Si dice che la pena di morte non ha mai fermato i criminali; ma se non hanno paura della morte di che altro possono temere se non di una cella sino a quando non hanno perso zanne e artigli, buttando anche via la chiave nei casi irrecuperabili. La tendenza odierna, purtroppo, è di vedere che in Italia non si mandano in carcere assassini inveterati e, addirittura, vengono premiati gli autori di reati minori. Questa mentalità sta incrementando proseliti soprattutto fra i più giovani e i risultati deleteri sono sotto gli occhi inorriditi di tutti. Se non ci si attiva immediatamente per invertire bruscamente questa criminosa tendenza che dilaga sempre più, saranno grossi guai per tutti. Voglio poi vedere le reazioni dei Cainisti quando saranno direttamente “toccati” dal proprio idolo nelle loro persone più care. E’ tempo quindi di pensare che solo attraversare col rosso può costare caro, figurarsi fare di peggio. E’ l’unica diga che può arrestare energicamente la piena criminale, nostrana ed esotica, che rischia di travolgere tutto e tutti, riportandoci in tempi dominati dall’assoluta inciviltà umana. Teniamo bene a mente che chi provoca la morte di un proprio simile, per qualsiasi motivo, è già condannato alla pena eterna che nemmeno il Signore può evitargli. Non vi può essere perdono per tale crimine, né terreno, né celeste.

redatto a bari il 30.11.2007