sabato 22 giugno 2013

IL SECOLO DELLA COSCIENZA

Il diciannovesimo secolo, con lo sviluppo della società industriale, ha permesso all’umanità di spezzare le vergognose millenarie catene rappresentate dalla servitù della gleba. Nel ventesimo secolo l’uomo è riuscito ha conquistare moltissimi diritti prima negati, toccando il culmine con le libertà  individuali. Il ventunesimo secolo sarà quello della definitiva presa di coscienza delle finanze della terra. Non è più possibile che una minima parte dell’umanità detenga tutte le ricchezze a discapito della maggioranza. Quest’ultima è in avanzata fase di comprensione del concetto naturale che tutti concorrono alla produzione nella stessa misura; e preparazione, intelletto, e intrallazzi vari non possono più essere motivi per un divario retributivo così abissale e vergognoso fra chi lavora solo di mente e chi opera con la forza fisica che, comunque, comporta anche e sempre un impegno mentale. Ogni individuo vale quanto il proprio simile e ha diritto a goderne gli stessi benefici, al di là di religione, ceto sociale, gerarchia, o quant’altro di assurdo si è solito tirare fuori per giustificare gli enormi, sproporzionati e sempre vergognosi emolumenti che alcune indegne categorie si autodeterminano, infischiandosene consapevolmente e irresponsabilmente di chi non ha nulla. I segni premonitori vi sono tutti. L’allarme per i prevaricatori è già squillato: caduta del Muro, eliminazione di molti dittatori o re che dir si voglia, primavere Arabe, Libia, Siria, Grecia, Spagna Portogallo, Italia con le tantissime defezioni elettorali, Turchia, Brasile e le rivendicazioni del suo popolo più povero. Tutto concorre per ottenere al più presto, senza ormai più escludere anche il ricorso alla violenza, una più giusta ed equa distribuzione delle ricchezze. Non ci si può illudere ancora a lungo che i Popoli continuino ad accontentarsi di “annusare il benessere” che gli si propina a piene mani con tv e riviste patinate, senza che poi ne possa godere in realtà. E’ evidente, più che lapalissiano, che la gente comune non si accontenta più: non solo si vuole “l’Uno vale Uno”, ma soprattutto si chiede con forza, per ottenerlo con immediatezza, “l’Omnia Omnes”. Siete avvisati! Basta con i furti dei diritti dell’uomo sull’uomo; è uno dei reati più gravi, perché spesso e volentieri ha come tragica conseguenza la morte della vittima innocente, come si è avuto modo di constatare in Italia nei numerosi casi degli ultimi mesi.

Edito a Bari il 22.6.2013

giovedì 6 giugno 2013

FEDI DI CUOIO

Certamente il vostro D’Alò è juventino. Naturalmente, in quella sfera di cuoio presa a calci da tutti, noi di fedi contrarie, quindi noi maggioranza, dissentiamo completamente dalle sue affermazioni. Intanto, la fede è fede ed è a vita, per qualunque maglia, colore o sport si parli; lievi variazioni di percentuale nelle tifoserie si possono avere tutt’al più ad ogni cambio generazionale e non nel volgere di un esiguo lustro, si vinca o si perda; altrimenti non esisterebbero tifoserie di squadre come Bari, Palermo, Atalanta ed altre che mai nulla hanno vinto. Inoltre, se nell’articolo di ieri ai termini juventino (bianconero, zebra, Torino, eccetera), sostituiamo romanista (giallorosso, lupa, Roma), milanista (rossonero, diavolo, Milano), partenopei (biancazzurri, ciuccio, Napoli), abbiamo un pezzo buono per tutte le stagioni e colori. Alla fine, perciò, rimangono decisivi proprio quei “numeri freddi e incontestabili” i quali, insieme alla più longeva  e potente proprietà calcistica in Italia (gli Agnelli, per oltre un secolo prima servitori della monarchia e poi “monarchi” loro stessi), rappresentano l’altra “forza” dei torinesi. Traducendo quei numeri in titoli nazionali, infine, bisogna ricorrere proprio alla fredda aritmetica: la statistica di D’Alò dice che trenta tifosi su cento sono di fede juventina, di conseguenza tre arbitri su dieci da ragazzini hanno tifato per i bianconeri, pertanto, anche se inconsciamente, il primo amore non lo si scorda mai, in Italia … Per i titoli internazionali è tutt’altra storia, a conferma della nostra teoria. Purtroppo tu, mio caro Bari, così come tutte le squadre povere, non potrete mai vincere nulla; non basta aver fede in una sfera di cuoio, è necessario avere altro tipo di cuoio molto vicino al cuore. A questo punto, meglio non partecipare: da oltre 20 anni lo scudetto viaggia nel breve tragitto Milano-Torino se si escludono i due titoli del 2000-2001. Roba da campionato cipriota, altro che calcio più bello del mondo!

Edito a Bari il 6.6.2013