martedì 11 settembre 2007

A MIA MOGLIE NEL GIORNO DEL SUO MASSIMO FULGORE


Notte d’estate. Notte d’amore. Avvinti in un voglioso abbraccio, i nostri corpi nudi guizzano felici, ricoperti solo dai luminosi raggi lunari. Baci, carezze, intimo connubio ci librano in volo, sempre più leggeri. Ma ho voglia d’inebriarmi ancor più. Voglio che la tua stupenda immagine, d’un attimo indimenticabile, si fissi eterna nelle mie pupille, dilatate dal piacere che tu sola sai darmi, insuperabile allieva del maestro che ti sono stato sin dal primo istante del nostro felice incontro. Poi, con evidente riluttanza mi stacco da te, mi allontano di quel tanto ad ammirare lo splendore dell’età tua più bella. Il ventaglio di neri capelli t’incornicia il volto, dolcemente scolpito dai sensi piacevolmente all’erta. Brillano i grandi occhi neri e t’illumina il bel sorriso candido, ammaliante. Lo splendido corpo, d’ebano dal sole dipinto, risalta fulgido sul lenzuolo candido. Le labbra di frescura perenne, le braccia snelle, le flessili mani mi cercano senza trovarmi: le dita artigliano la bianca coltre, ansiose. I seni prorompenti ondeggiano nell’aria notturna innalzando al cielo due fresche more tumide. Il vellutato piatto ventre danza sinuoso e roteando mostra, ora a destra indi a manca, due tondi, sodi e glabri, glutei invadenti. Le gambe flessuose s’incrociano altalenanti, scoprendo a tratti il nero vello. E’ un attimo: i piedi si fermano; supina, le ginocchia pieghi unite e pian piano le scosti; dischiudi, poi, le lunghe cosce tornite, pronta a mostrare, civettuola, il limpido nettare della mia fonte pura di vita. E’ un attimo, ma dura in eterno. Ritorni a danzare richiamandomi irresistibilmente a te per donarmi ancora momenti felici. Guardo gli occhi, ancor più luminosi: due tizzoni che m’abbagliano. Riesco appena a percepire il movimento delle turgide labbra che m’invocano. Vorrei fermare per sempre la tua soave visione, ma non resisto oltre. I forti muscoli guizzanti, le membra tese dal desiderio, ti raggiungo rapito, avvolgendo impetuoso il corpo snello che mi doni con vigore. Uniti e umidi di corporea rugiada, sentiamo il dolce mordersi e dilatarsi dei nostri sessi, pronti a raggiungere armoniosamente la Sublimazione dell’Amore. Continuiamo così per l’eternità; almeno ci pare, tanto infinita è la voglia d’amarci. L’esplosione finalmente giunta ci avvolge, ci travolge, ci stravolge, ci dà pace. Rilassati nella celestiale quiete, ci ritroviamo distesi, le teste vicine e opposte i piedi lontani, mentre i primi raggi del nuovo sole ci accarezzano.
- Mio Uomo! – mi sussurri.
- Mia Donna! – ti rispondo.
Sono le sole parole che riusciamo a scambiarci, specchiandoci negli occhi capovolti, spossati, felici, pronti a ricominciare.

redatto a bari il 31.8.1981

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