martedì 4 settembre 2007

ITALIANI UNO

Italiani, avrebbe detto il Mazzini nel lanciare un proclama ai suoi connazionali, son passati quasi duecento anni dalle lotte che miravano ad un’Italia repubblicana e libera dagli austro-ungarici e loro simili; ma tutto è stato vano, visto il modo di governare negli ultimi 60 anni della nostra classe politica che, pur vestendo abiti diversi, sotto sotto continua ad indossare l’odiata uniforme asburgica, imponendo angherie e disuguaglianze al pari dei tiranni austriaci d’allora. Infatti, a parte la loro inutilità come re e imperatori, le altre caratteristiche che hanno contraddistinto gli Asburgo e i loro accoliti sono state le imposizioni di tasse, balzelli e gabelle sui malcapitati cittadini. Proprio come avviene oggi sotto gli attuali governanti italici, con l’aggravante dei privilegi che giornalmente si vanno accaparrando tutti i politici, dal parlamento alla più piccola circoscrizione cittadina. Alcune considerazioni su quella che è diventata la vergogna d’Italia: gli immorali, illegittimi compensi e benefici che i politici e la loro corte si stabiliscono da sé, facendo man bassa del PIL nazionale per circa il 60%. Questa cifra fa ribollire tutti quei lavoratori che con fatica partecipano direttamente alla formazione del PIL annuo. Un paio di esempi fra migliaia di ingiustizie politiche. Primo, i parlamentari decidono di aumentarsi lo stipendio? in un bih lo fanno; devono decidere l’aumento salariale ai lavoratori? per pochi spiccioli di euro si susseguono anni di dure lotte contro, si fa per dire, l’ectoplasma sindacale, che ormai fa parte a pieno titolo della corte. Secondo, c’è chi sa la differenza fra un usciere parlamentare, altro cortigiano, e un usciere di altro ente, pubblico o privato che sia? 110.000 euro annui è la differenza. Non capirò mai il motivo di questa assurda, illogica sperequazione. Tutti i cittadini che producono per rimpinguare ogni anno la cassa pubblica, se la vedono poi svuotare dalle sole spese politiche, che hanno portato il debito pubblico a cifre spaventose. A tal proposito, ogni volta che leggerò o sentirò dire che ogni italiano ha un debito pro capite di tot euro, denuncerò per diffamazione chi lo scriverà o lo dirà. I soli responsabili sono i politici, tanto incapaci da far crescere ad ogni legislatura il deficit pubblico; uno dei motivi che contribuisce negativamente a tale crescita è il loro numero spropositato che aumenta di continuo (vedere le ultime istituzioni di nuove province, enti del tutto inutili e anacronistici, virtualmente vivi se non per il contentino da dare ai capetti locali). E’ logico, morale, legittimo che il proprietario di un grande palazzo, per meglio amministrarlo, assunto un maggiordomo che diriga al meglio la servitù, si veda poi imporre da tutti loro l’esoso compenso? In Italia succede. Le più grandi aziende nazionali corrispondono ai propri rappresentanti un compenso che varia dal 3 al 7 % del prodotto; se, invece, fossero stati i rappresentanti ad imporre alle aziende una percentuale pari a 60, e per tanti anni, oggi una nazione chiamata Italia non esisterebbe più. La situazione che si è creata ha ribaltato il ruolo delle parti, il popolo sovrano è stato sottomesso da chi non può avere nulla di sovrano per norma costituzionale, sino al punto da non avere più il diritto di eleggere in parlamento i propri rappresentanti; compito ormai usurpato dai partiti e non previsto dalla costituzione. In Italia è successo. E’ impensabile la rabbia che mi pervade quando ripenso a tutti i martiri che si sono immolati inutilmente sugli altari del Risorgimento, della Grande Guerra, della Resistenza, della Repubblica. Visto che la loro Italia frammentata è stata addirittura trita, direbbero: “Ridateci le nostre Vite rubate”.
Nei prossimi proclami tutti i punti riassunti in questo saranno sviluppati analiticamente. (continua)

redatto a bari il 4.9.2007

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