venerdì 26 ottobre 2007

ITALIANI QUATTRO

Italiani, avrebbe detto il Mazzini, le norme per cambiare in meglio ci sono; esse sono state già rese pubbliche in passati programmi elettorali di un nostro candidato alle elezioni per il Comune di Bari nel 1981, in altre competizioni locali fra il 1985 e il 2000, e a quelle per il Senato della Repubblica nel 2001. Eccole schematizzate. Perfezioniamole insieme. Avremo la prima costituzione che concede pari dignità ad ogni individuo, perché costruita secondo natura dalla base, dai cittadini, e non dalle alte gerarchie politiche, pronte solo a incrementare i “loro” già cospicui interessi, e di contro a disinteressarsi totalmente dei problemi veri del Paese. Una Costituzione pratica anche per l’Europa e, soprattutto, necessaria per nazioni prive di democrazia. Le norme che seguono sono rivolte direttamente a quei cittadini che formano lo zoccolo duro della Repubblica, per questo si è cercato di usare un linguaggio quanto più prossimo a quello parlato giornalmente dagli Italiani. Non abbiamo nessuna speranza che possa essere capito e recepito dai politici nell’altra parte della barricata. Con il loro giargianese, quelli che ci governano non si son fatti mai capire di proposito, appunto per non intendere le nostre ragioni. Non illudiamoci oltre che, per vero miracolo, possano essere proprio “loro”, acquistato all’improvviso il lume dell’intelletto, a prendere l’iniziativa del radicale cambiamento che andiamo a proporre; a parte ogni più ragionevole considerazione, non hanno alcun interesse a farlo. Ecco il perché diventa essenziale che sia la base ad attivarsi per attuarle, queste sante norme. Italiani, rimbocchiamoci le maniche e dimostriamo ancora una volta che le sorti del Paese sono sempre nel sacrosanto sudore del Popolo. Dimostriamolo con manifestazioni e occupazioni permanenti, ma pacifiche, delle piazze di ogni città, sino a quando una Nuova Assemblea Costituente non si metta seriamente al lavoro, modellando le grezze norme che il Popolo suggerisce.

PROGETTO PERPETUO DI UOMO POLITICO
(prima parte)

· Motivazioni per le riforme
1) Gli Italiani, col referendum del 2 giugno 1946, hanno scelto il regime con cui essere governati, preferendo la Repubblica e abolendo la monarchia con i suoi titoli, privilegi, e divisioni di classe. Quello che hanno fatto i politici dopo è illegale; “loro” in pratica hanno restaurato, contro la volontà popolare, la esecrata monarchia con tutte le anacronistiche distorsioni sociali, senza aver neanche tentato di mascherarla da repubblica. Attualmente accade che, ad ogni nuova legislatura, i parlamentari appena eletti prendono “possesso” dei palazzi romani delle deposta aristocrazia, sostituendone senza titolo i vecchi signori mandati in esilio, come se nulla fosse accaduto quel 2 giugno. Sarà l’ambiente troppo lussuoso per molti di “loro”, sarà l’atmosfera che vi si respira, è certo, però, che assumono all’istante nei confronti degli elettori quell’odiosa aria di superiorità adulterata e quel tipico menefreghismo crasso di chi sale all’improvviso in auge non avendone l’innata indole. Così ora, invece che avere nobili di antico retaggio, abbiamo in parlamento la “moderna aristocrazia” di estrazione bovara, o peggio. Alcuni di “loro” sono giunti a una tale condizione mentale da trasfondersi sangue asburgico in materia di tasse. In realtà oggi il Paese è retto da un parlamento fuori legge per aver tradito lo spirito repubblicano evocato e legalizzato dal popolo in quel lontano 2 giugno 1946. Si consideri, inoltre, che l’ultima legge elettorale ha esautorato del tutto la volontà popolare nella scelta dei propri rappresentanti parlamentari; e ancora, che a due anni dalle ultime consultazioni, i cittadini non riescono tuttora a capire chi abbia vinto le elezioni, e di conseguenza se a governare non siano addirittura gli sconfitti i quali, eleggendo un presidente della repubblica senza il crisma della legalità, hanno inficiato anche la sua nomina. Se queste gravi considerazioni risultassero tutte vere, ci troveremmo di fronte al classico impeachment dell’intero apparato parlamentare. Ma nessuno indaga, nessuno si rivolta. Popolo svègliati ché, mentre sei assopito, i tuoi stessi amici-compagni ti stanno suppostando dolcemente. Lotta per l’istituzione di una Nuova Assemblea Costituente.
2) A quanto esposto nel punto precedente si aggiunga, inoltre, lo stato di follia collettiva, tipico di ogni monarchia che si rispetti, da cui tutti i politici sono stati contagiati, e si ha la causa prima che incide sui costi assurdi, iperbolici della politica; costi su cui pesa enormemente soprattutto il numero spropositato dei componenti i vari consessi politici nazionali, dal parlamento al più piccolo consiglio circoscrizionale, ai vari enti fasulli, che sono istituiti appositamente per accontentare la ristretta cerchia della corte. Pertanto la loro drastica riduzione è problema vitale. La Famiglia Italiana è così povera da non potersi più permettere servitori di stato tanto numerosi; non sa proprio come pagarli.
3) E per concludere, analizziamo le spese pazze di parlamentari e politici in genere, costituite da privilegi assurdi, da elargizioni a pioggia a titolo gratuito di ogni tipo di servizio, comprese le assunzioni clientelari di parenti, amanti, amici ed altro che sia; senza dimenticare gli inconcepibili, spropositati emolumenti che percepiscono. Abbiamo letto il libro “La Casta”, e non aggiungiamo commenti, per non vomitare ancora una volta nel povero water. Leggiamo dal settimanale “L’Espresso” del maggio 2005, consigliando i fratelli più irascibili, quelli per intenderci che ogni giorno gettano il sangue per vederlo sprecato in tali porcherie, di prendere un sedativo. No, non una mazza da baseball; abbiamo detto un sedativo per voi, non per loro. Passiamo a leggere, va’. Dunque, dall’Espresso rileviamo: un recente provvedimento del parlamento, votato all’unanimità e senza astenuti, sempre in questi casi, ratifica un aumento di stipendio pro capite, cioè per ogni corpo che vi bivacca, di circa 1.135,00 euro al mese che vanno aggiunti ai 19.150 di stipendio, ai 4.030,00 per il portaborse, individuato il più delle volte nella moglie del politico o altro parente prossimo, ai 2.900,00 di rimborso spese per l’affitto e, in ultimo perché emolumento più vergognoso, un’imprecisata indennità di carica variante, a capotica discrezione, dai 335,00 ai 6.455,00 euro, il tutto sempre mensilmente e regolarmente esentasse. Nello stesso tempo il governo, lottando strenuamente già da qualche anno con la tristemente famosa triade sindacale, che altrettanto strenuamente fingeva di combattere, concedeva alla fine dell’immane sforzo l’opulento obolo di 30 euro mensili di aumento per gli statali. Aumento eroso, nel frattempo, dall’inflazione che, in aggiunta a quella degli anni precedenti e in aggiunta alla “truffa del cambio lira/euro”, aveva ridotto il potere d’acquisto dello stipendio mensile dei lavoratori del 60 per cento; ma a loro questo poco importa, purché rimanga sempre inversamente proporzionale il rapporto del tenore di vita politico/lavoratore; legge matematica inventata dagli odierni parlamentari, che non si sono accorti, però, che è la “loro” vera legge “capestro”. Inoltre, giusto per colmare il malcapitato water, “loro” hanno deciso che gli eletti hanno “diritto” alla pensione parlamentare dopo meno di tre anni dall’inizio del mandato. Qualche anno fa i cittadini avevano bocciato con un referendum plebiscitario il finanziamento pubblico ai partiti. Che t’escogitano, allora, i furboni? Il rimborso spese elettorali, dimostrando tutto il loro disprezzo per la volontà popolare. Continuiamo; hanno “diritto” a gratis a uffici e segretarie personali, all’auto blu e alla relativa scorta. Infine, visto inutile il tentativo di impedire al derelitto water di traboccare (si ha più rispetto per l’utilità di questo accessorio che per altro), questi ulteriori “diritti del dritto” sono elargiti a titolo gratuito: telefonino, pc portatile, ingresso nei cinema, ingresso nei teatri, ingresso negli stadi, tessera per bus e metropolitana, viaggi in treno, viaggi aerei nazionali, aereo di stato per quelli internazionali, ingresso nelle autostrade, vitto e alloggio presso ambasciate, uso di piscine e palestre, ricoveri in cliniche, assicurazione infortuni e decesso (quest’ultima spesa la pagheremmo anche volentieri visto che sarebbe proprio l’ultima; ma ci sono i panchinari …… e nulla cambia per il povero cittadino), auto blu con autista, ristorante, alberghi, francobolli. La ciliegina al veleno sulla disgustosa “torta” consiste nell’abominevole usanza, ormai consolidata, di caricare sempre sulle spalle del malcapitato cittadino il mantenere a vita gli ex parlamentari, anche se nessuno li elegge più. Come carta moschicida, zecche o parassiti che dir si voglia, ci si attaccano addosso e non riusciamo a liberarcene per il resto dei nostri giorni, costretti a pagare di tasca nostra tutte le elargizioni gratuite che illecitamente si sono accaparrati durante il mandato, a volte pur breve. E che schifo è. Peggio degli “Sfamazzi Bellucci”, si dice a Bari, in ricordo della famiglia più scroccona della Città. La Famiglia Italiana è così povera da non potersi più permettere i pagamenti, superiori ai propri guadagni, di una servitù tanto ricca; l’Italiano non è capace di andare a rubare, non è nella sua indole. E quelli che lo fanno sono i più disperati, spinti dalla ribellione a tanta ingiustizia. Sappiatelo, voi egoisti, se accaparrate tutto nelle vostre mani, diventa naturale che il prossimo, per vivere, deve sottrarre a chi più ha, non certo a chi non ha nulla.
4) E che aggiungere di più a tutto il male già detto su partiti e sindacati. Ma è stata democrazia quella gestita dai partiti sinora? Il cittadino non ha mai potuto scegliere liberamente i propri rappresentanti in ogni consesso politico, costretto sempre a ritrovarsi di fronte liste precompilate dai partiti in modo schifosamente clientelare; col disastroso risultato di avere figure incapaci a gestire la cosa pubblica. L’asserzione è dimostrata in modo inconfutabile dal continuo crescere del debito pubblico, problema primario da risolvere, ma mai affrontato seriamente dai politici del passato. Posti davanti a cifre spaventose, hanno creduto irrisolvibile la “cosa” e peggiorarne il deficit, secondo la loro limitata visione, non avrebbe certo cambiato le già precarie sorti del Paese; al contrario, cambiavano di sicuro in meglio le loro sorti. Sotto, dunque, a sperperi di ogni tipo, sino all’incredibile, al pazzesco. I sindacati hanno contribuito, in combutta con la politica, ad evitare che i cittadini si coagulassero in un insieme granitico, al quale sarebbe stato difficile resistere nelle contrattazioni salariali e nel migliorarne le condizioni lavorative. Hanno anche “loro” la gran parte di responsabilità negli assurdi sperperi perpetrati in ogni istituzione pubblica. Tutti i mali delle odierne differenze sociali rinvengono dallo scriteriato grado di impreparazione e menefreghismo dei sindacati nelle contrattazioni, presi com’erano, anche loro, dall’imperante clientelismo nel tentativo di far parte della stessa sfera dei "neomonarchici". Meglio non indagare a fondo su alcune situazioni patrimoniali. L’unico modo per neutralizzare la canea ringhiante è toglierle l’osso; strappate le tessere sindacali, non rinnovatele mai più. Altro discorso è da fare su militanti e attivisti, sia di partiti che di sindacati. I primi non fanno altro che arrampicarsi su quella sfera viscida per cercare d’entrarne e poi sostituire i rispettivi amici-compagni politici. I secondi si prestano per sporco denaro e indegne mercanzie a pressarvi sulle preferenze elettorali. Sono le categorie più pericolose, perché si annidano anche all’interno della vostra stessa famiglia e con parole suadenti vi lavano il cervello ogni quinquennio, condizionandovi a votare sempre gli stessi. E l’obiettivo che i mandanti si prefiggevano è raggiunto; sia voi che loro continuate a rimanere divisi. (continua)

redatto a bari il 19.10.2007

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