domenica 28 ottobre 2007

IL SIGNORE E MADDALENA

Frequentavo con mio fratello Lilli il corso di Catechismo nella vecchia palazzina del Convento di San Francesco, a Japigia, quando è accaduto quello che sto per raccontare. C’eravamo trasferiti da poco in quel nuovo quartiere di Bari. Era il lontano 1954. La scorsa settimana, finito di leggere “Il Codice da Vinci”, ho avuto un nitido ritorno alla mente proprio di quei giorni. Soprattutto un episodio legato al libro di Dan Brown è emerso con prepotenza dai recessi mnemonici di quel tempo remotissimo. Ho ricordato in particolare il giorno in cui padre Ilario, catechista e parroco, dovendo ricevere i genitori dei ragazzi nel rituale incontro preparatorio a Prima Comunione e Cresima, al nostro turno, ci fece entrare nell’ufficio impregnato d’incenso della canonica. La sequenza di quegli attimi è scorsa lenta e chiara nei miei occhi perduti nel vuoto; ho rivisto la scena come se avessi pigiato il rallenty di un immaginario video registrato. I miei parlottano col parroco attorno a una scrivania. Lilli è seduto fra loro. Io girovago per la stanza. Sento, distratto, senza udirle, alcune domande di Babbo nel consueto timbro che sempre mi allerta. La voce per me più familiare, quella di mia madre, si diffonde per informarsi su particolari più pratici della cerimonia religiosa. Padre Ilario, con modi garbati ma spicci, spostando di continuo le vivide pupille all’interno dei suoi occhialini da intellettuale, chiarisce i dubbi, definendo il ruolo di ognuno nel giorno della festa; sempre distratto, odo a malapena che Mamma quella mattina non dovrà essere presente in Chiesa per la Comunione e nemmeno in Cattedrale per la Cresima. - Infatti, le foto della nostra Prima Comunione e Cresima confermano la sua assenza. - La cosa non mi meraviglia più di tanto, so della consuetudine liturgica che, anche in occasione del battesimo, non prevede la presenza delle madri. Intanto, nel mio lieve gironzolare, noto su un mobile d’angolo un libercolo con copertina nera e senza alcuna scritta sul frontespizio. Sembra molto vecchio; le pagine, sottilissime, mi ricordano la pelle trasparente delle mani di nonno; la scrittura è in rilievo come le vene di quelle mani. Sfoglio il libretto a caso, delicatamente, soffermandomi poi a leggere due delle pagine, l’una di fronte all’altra. Il racconto che vi è scritto lo assorbo con finta indifferenza, inconsciamente fastidiosa. Richiudo il libricino, deponendolo dov’era. Avrei dimenticato tutto di quei momenti, se l’eretico “Codice da Vinci” non mi avesse rovistato nella testa, facendoli riaffiorare integri. Il Brown molto probabilmente ha avuto occasione di leggerlo quel piccolo libro. Prendendone spunto, ha poi scritto, novello giuda, soprattutto per denaro e per fini pubblicitari, la sua storia tanto fantasiosa, distorcendone il contenuto che io avevo avuto modo di esaminare con molta attenzione in quell’indimenticabile giornata della mia adolescenza. Ed ecco, parola per parola, quello che in realtà vi era scritto.
<<…… Documenti apocrifi del primo secolo Cristiano narrano che …… “…… A Cafarnao, presso il mar di Galilea, Gesù aveva sentito parlare di una peccatrice. Le leggi del tempo condannavano le adultere alla lapidazione. La donna era incinta non del marito, che intanto l’aveva ripudiata. Il Nazareno intuì che doveva agire subito per salvare due vite. Appena saputo il nome della donna e della città, poco lontana da Cafarnao, si avviò di corsa verso Magdala per evitare la morte di Maria e della sua creatura. I Discepoli cercarono di starGli dietro, ma Gesù andava tanto veloce da levitare sulla strada, sino a scomparire del tutto alla vista di chi Lo seguiva. Mentre procedeva, aveva già predisposto con la Sua infinita bontà un piano per salvare madre e nascituro dalla cattiveria umana. Giunto sul posto, domandò ai savi della città di condurlo a casa della donna e lì, alla presenza dei convenuti, dichiarò che avrebbe sposato Maria perché Padre del bambino. E’ sempre insito nella Sua natura il compito precipuo di prendere sulle Proprie spalle i peccati del mondo. I Discepoli sapevano che non era la Verità, ma capirono che il Nazareno non avrebbe mai potuto comportarsi in maniera diversa da Giuseppe che anni prima, a sua volta, aveva riconosciuto, pur non essendone il padre, il Figlio di Maria come suo, per espressa volontà Divina. E come Giuseppe e Maria, pure Gesù e la Maddalena vissero in sola comunione Spirituale. Del bambino della donna si sa con certezza che fondò una dinastia di gente onesta e franca.”
D’altronde il rapporto del Salvatore con la Maddalena non poteva avere un fine diverso, vista la Sostanza pienamente Spirituale con cui Lui era stato concepito. Quel corpo che la conteneva Gli era stato affidato solo per poter dimostrare all’uomo le sofferenze che si possono sopportare per la Fede. I miscredenti non riescono proprio a vedere più in alto. Attaccati come sono alla materia, hanno l’errata, umana convinzione che Gèsù, perché dotato di sembianze simili alle proprie, potesse veramente sentire le loro stesse basse sensazioni fisiche. Se così fosse, non avrebbe mai potuto essere il Figlio di Dio, altrimenti lo saremmo tutti. Si convincessero che il Figlio Divino è composto totalmente di Sostanza sovrannaturale propria del Padre. Sostanza che solo in minima quantità è stata afflata in noi a rappresentare quella parte dell’uomo impalpabile, astratta, di altra dimensione. La parte senza peso, ma la più essenziale, che “sentiamo” in noi ma non riusciamo a vedere, né a toccare, se non dopo essere trapassati in quella medesima dimensione trascendente, divenendo integralmente di quella stessa Sostanza del Padre e del Figlio.>>
Questo ho letto, e questo ho riportato per amore di Verità. Ogni altra versione è del tutto pretestuosa e sostenuta solo dai Browniani, nel frattempo diventati una setta, tesa con tutto il proprio essere a perseguire solo fini immanenti. In conclusione, è la filosofia di vita sostenuta da coloro a cui mancherà sempre qualcosa perché non in grado di volere e poter mai concepire la dimensione Divina.

redatto a Bari il 15.6.2005

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