martedì 22 febbraio 2022

TRE GENERAZIONI E GAZZETTA

 TRE GENERAZIONI E LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO. E NON FINISCE QUI …

Quando nascevo nell’ottobre del 1944, la Gazzetta del Mezzogiorno compiva 57 anni. A ragione, quindi, posso considerarla alla stregua di una nonna, confermando la parentela con dati di fatto che mi accingo a raccontare. Non della solita nonnina dell’epoca, semianalfabeta, che si piccava di sapere tutto per insegnarci a vivere. Ma di una nonna colta, sempre pronta a indirizzare i propri nipotini verso il miglior futuro possibile, per ognuno di loro. Mio nonno, nato il 13 dicembre 1884, appena tre anni prima della Gazzetta, l’ho sempre visto andare in giro con lei sottobraccio. Abitava al numero 50 di via Villari, nell’abbaino più in alto, al terzo piano. Amico di Pasquale Carenza e vicini di bottega, ogni mattina s’incontravano sul corso Vittorio Emanuele per consumare il primo caffè della giornata da Stoppani. Insieme, poi, entravano nel locale accanto, vecchia sede dell’agenzia Lobuono in prossimità di via Sparano, per comprare la Gazzetta. Sapore di caffè caldo sulle labbra e fresco odore di stampa del quotidiano fra le mani. Iniziavano abitualmente così la loro giornata lavorativa in via Piccinni, mio nonno al 104 dove artigianalmente fabbricava col gesso statuette da presepe, cornici e rosoni, colorati con materiale che acquistava da Carenza nella sua bottega al 114. Ricordo ancora con rilassante gioia i momenti passati in quel locale con mio fratello Lillino, incantati dalle statuette colorate, e presi da un gioco che potevamo fare solo in quel locale dove, per entrarci, bisognava scendere due gradini dal marciapiede esterno. Scendere e salire di corsa quei due gradini e in un continuo dietrofront proprio come due marionette, non so perché, ma ci faceva ridere fino alle lacrime. Se mio nonno se la portava sottobraccio la sua Gazzetta, quel ferroviere di mio padre la dispiegava in casa pagina per pagina, ogni sera appena tornato dal suo impegno giornaliero alla Sud-Est, per sopperire a quei rudimenti che non aveva potuto avere da sua madre, morta quando lui aveva otto anni e mezzo. Una madre premurosa la Gazzetta per mio padre, anche se fredda e severa come un’insegnante deve essere, dispensando anche a noi figli notizie quotidiane, di cultura, di svago, sempre nel nome della cruda Verità. E, purtroppo per la nostra famiglia, anche di cronaca locale, come quella mattina del 13 giugno 1953 quando, riportando un incidente del giorno prima, in un trafiletto di poche e fredde righe che disgraziatamente ci coinvolgevano, comunicò la tragica notizia della caduta da un balcone di un mio fratello di 15 mesi. Cicatrici che non si rimarginano mai. Il tempo scorre lo stesso, e mi consola il pensiero che tutti i 130 anni di Gazzetta sono stati seguiti da tre generazioni della mia famiglia. La vita continua, e a due generazioni ancora, figli e nipoti miei, sto per passare il testimone, in modo da seguire sempre la via che il nostro quotidiano ci indica. Al di là di fatti personali, consiglio tutti i pugliesi di acquistare giornalmente LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, piuttosto che altre testate, soprattutto nordiste, convogliando infruttuosamente una parte della nostra ricchezza verso gente che non ha mai fatto nulla per noi del Sud, affossandoci sempre di più in continue crisi senza fine. Facciamo valere anche in campo editoriale il principio del costo zero…


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