sabato 30 gennaio 2016

PRIMA LETTERA TONINO

Bari, 13.7.2015

Esimio Presidente
TRIBUNALE PENALE
via     Nazariantz
70100                           B A R I
Raccomandata a/r
Esimio Direttore   CARCERE
via     A.  De Gasperi   n°  307
70125                           B A R I
Raccomandata a/r

Esimio Direttore GIUSEPPE DE TOMASO
La Gazzetta del Mezzogiorno
Piazza Moro   n°  37
70122                           B A R I
Raccomandata a/r

Esimio Avvocato
GREGORIO DE PALMA
viale     della  Repubblica   n°  82
70125                           B A R I
Raccomandata a/r



Io sottoscritto, PETINO VITO, fratello di ANTONIO detenuto e in attesa di giudizio presso il penitenziario di Bari in via A. De Gasperi 307 sin dal lontano 1 marzo 2014 per aver avuto con la moglie un banale litigio, da cui la signora ne è uscita totalmente incolume, un fratello che noi chiamavamo il gigante buono della famiglia per la sua considerevole stazza, uno e novanta di altezza per oltre cento chili di peso, essendo nel frattempo le sue condizioni psicofisiche precipitate vertiginosamente per il probabile incompatibile regime carcerario,
d e n u n c i o
il suo pietoso stato di salute attuale. Ogni volta che lo incontro a colloquio è evidente a vista d’occhio il suo deperimento. Abbiamo atteso sinora un intervento dall’interno della struttura stessa ma, vana l’attesa, mi son deciso a portare il caso all’attenzione di chi, più in alto, possa vedere direttamente in quale mucchietto di pelle ed ossa si sia potuto ridurre un normale uomo di 61 anni. Poco più d’un mese dopo l’arresto, è stato ricoverato per molto tempo nella stessa infermeria del carcere. Ritornato nel suo reparto per poco tempo, è stato rispedito ancora in infermeria.            Fra aprile e maggio di quest’anno, è stato ricoverato d’urgenza al Policlinico di Bari, dove è rimasto per tre settimane. Dopo le dimissioni, ha fatto ritorno nell’infermeria del carcere, dove si trova tuttora su una sedia a rotelle. Non si regge in piedi, è denutrito, ci chiediamo spesso se gli danno da mangiare, se gli fanno le terapie di cui necessita. Il suo avvocato difensore, che ci legge in copia, è riuscito ad ottenere la sua cartella clinica, ma di condizioni più umane per mio fratello non se ne parla ancora. Tralascio dal raccontare cosa passiamo noi parenti quando andiamo a colloquio; tra regole giuste e ingiuste, scostumatezze varie, in quelle tre ore siamo trattati alla stregua di chi perde la libertà, per il solo fatto di seguire un comandamento profondamente cristiano (visitare … … eccetera), andando a trovare i nostri sfortunati parenti. Sono drammaticamente preoccupato per la sua vita; svolgeva sin da ragazzo la professione di odontotecnico, nell’insieme la sua vita è stata abbastanza fortunata, meno quell’ultimo episodio con la consorte. Chiedo, imploro con tutta l’anima: SALVATELO!
Distinti saluti.
CON OSSERVANZA
      (Petino Vito)

 Edito a Bari il 13.7.2016

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