sabato 30 gennaio 2016

Lettera a Tonino sei
Bari, 31 agosto 2015

Caro Tonino,
stiamo facendo tutto il possibile per tirarti fuori da quel posto a cui non siamo abituati, se non a costo della tua stessa prostrazione psicofisica. Ma tu, ti prego, non lasciarti andare, sforzati a tenerti su ancora per poco, coraggio; a noi hanno vietato di portarti cibarie (anche la frutta che di solito va bene in ogni terapia), perché sei a regime sanitario, così almeno ci è stato detto; quindi, mangia tutto ciò che ti portano, e se hai fame chiedi altro cibo; prendi anche i farmaci che ti danno. Per rincuorarti e dimostrarti che stiamo facendo più di quello che è nelle nostre possibilità, ti allego la documentazione inviata ad autorità ed enti per rendere pubblico il tuo disumano stato di salute. Ieri, parlando con Angelo che è stato a trovarti sabato scorso, ho saputo che sei caduto e hai battuto la testa, che ti hanno suturato con quattro punti, e le costole. Ma è vero, o sei stato picchiato? A chi ci sta leggendo in questo momento chiedo chiarimenti. L’avvocato è in ferie, non appena rientra gli consegnerò i documenti di don Dante Leonardi che devi firmare per essere accolto nella sua comunità. Dai, Tonino, mettiti su moralmente; dimostraci di essere quel gigante buono che noi conoscevamo quando eravamo ancora tutti a casa con mamma e babbo. Capisci ora il perché delle distanze da noi prese 25 anni fa da quella donna che ti ha portato in questa situazione; avevamo subito intuito della sua velenosa cattiveria e che ti circuiva soltanto per i soldi che le passavano sotto gli occhi nel tuo laboratorio, sino al punto da avere un figlio con te ed affibbiarlo a suo marito, e senza entrare in tante altre angherie messe in atto per costringerti ad abbandonare Gina e i tuoi tre figli, che hanno dimostrato proprio in questi frangenti di essere i soli che ti amano ancora. Perché non avete mai voluto fare il DNA del ragazzo che porta ancora il cognome dell’ex marito di quella donna per dargli il nostro di cognome; perché far vivere quel povero bambino, oggi uomo fatto, nell’eterna incertezza di chi sia veramente figlio, col rischio che prima o poi abbia una crisi d’identità da esserne travolto irreparabilmente? E infine, noi abbiamo il diritto di sapere se è nostro nipote o meno. Guarda quanti disastri ha combinato quella donna per la sua leggerezza morale e culturale; ti doveva bastare per starle alla larga il solo fatto che, pur di averti e non per amore come ti ho spiegato prima, è stata capace di rigirarsi nel manico ben sei uomini: l’incolpevole marito, il padre “arcigno”, tre fratelli (uno carabiniere e due finanzieri – spero tanto che non siano loro, per una misera vendetta, gli artefici del tuo stato detentivo tanto disumano; non sarebbero per niente quei paladini della Giustizia che le loro divise dovrebbero certificare; dovrebbero prendersela esclusivamente con la loro sorella che è andata per il mondo a combinar pasticci, per non dire altro), e per ultimo il nostro stupido fratello che ha creduto ciecamente alla sue lusinghe d’affetto, senza che tu abbia voluto ascoltare i nostri disinteressati consigli, veri avvertimenti di chi ti ha fatto da padre, dopo la morte di babbo. Scusami, Tonino, ma erano anni che mi tenevo dentro queste verità e dovevo pur dirtele; spero soprattutto che tu possa riprenderti al più presto, altrimenti non finisce certo qui con quella donna e con “i vostri” due figli ingrati. Giustissima la legge contro il femminicidio; ma la Giustizia non si è accorta per nulla che in casi come il tuo quella legge si ritorce sempre in un vero e proprio “omicidio”, nel senso di uccidere un uomo; ed è ciò che quella donna, soprattutto negli ultimi 5 anni, sta facendo con la sua dose giornaliera di “veleno” che ti inietta con le liti pretestuose, le ingiurie, il volgare dissacramento d’un uomo, di cui tu tante volte ci hai parlato. In settimana verrò a trovarti. Ciao Tonino, un abbraccio fortissimo da tuo fratello Vito.


Edito a Bari il 31.8.2015

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