lunedì 31 dicembre 2007

CIAO PINUCCIO

Caro Pino, Amico mio,
concludere la vita a 53 anni è sempre una disgrazia, ma non per te, non per come hai condotto la tua vita; la vera disgrazia è per noi che abbiamo perso così presto un uomo del tuo stampo. I più disgraziati sono quelli che per cieco egoismo e per basso e falso sentimento pregno di malignità te l’hanno resa dolorosa. Han fatto di te l'innocente vittima sacrificata sull'altare di una sordida storia. Potevi sottrartene egoisticamente, ma da quell'essere superiore che sei sempre stato, hai preferito beneficiare altruisticamente chi non lo meritava affatto. Sei stato padre esemplare; ti sei sacrificato totalmente per i tuoi figli. Avresti potuto mollare tutto, infischiandotene altamente, come altri genitori indegni hanno fatto con i propri figli. Invece tu hai continuato serenamente a svolgere il tuo compito proprio per lasciarli economicamente tranquilli, pur sapendo che, indirettamente, altri parassiti ne avrebbero beneficiato. Proprio per questo chi ti conosceva bene ha pianto a dirotto per averti perduto, i tuoi parenti, i tuoi veri amici, i tuoi cari colleghi. Non hanno versato una lacrima, invece, quelli che hanno avuto anche la faccia tosta, dopo il crimine commesso nei tuoi confronti, di presentarsi alle tue esequie esclusivamente per disgustosi motivi di interesse, l’una per paura di perdere quel che tu hai faticosamente messo da parte, l’altro per continuare a vivere alle sue e tue spalle. Due esseri falliti per la vita. Ho provato vergogna per loro, per la loro totale mancanza di dignità. Sono certo che i due ragazzi abbiano già individuato chi siano stati i veri colpevoli delle tue sofferenze e col tempo, se hanno preso soltanto e solo da te, sapranno anche prendere le giuste distanze da chi ti ha fatto tanto male. Trasformeranno quello che tu hai lasciato in amaro fiele per chi si pascerà dei dolci frutti delle tue fatiche. Ma se i tuoi figli non hanno ereditato i tuoi sentimenti puri, prevedo grossi guai anche per loro, purtroppo. Non si possono godere dolcezze conquistate con la cattiveria, poiché nel tuo caso si è agito con la massima malvagità nel commettere un vero e proprio omicidio bianco: bianco perché nessun codice umano lo condanna ma solo quello Divino, bianco per il candore del tuo animo,
costretto a vedere violentati nei sentimenti figli, nipoti e la tua unica, cara sorella che, solo lei, meritava giustamente di più dei tuoi carnefici. Sono peccati che si pagano; a volte anche in terra, senza aspettare che sia il Cielo ad emettere la Divina sentenza, e con la terribile punizione che meritano. Sono certo che il tuo nobile animo ti ha condotto lì dove si è in grado di sentire la voce del Signore, quindi sai già che così è. Pace a te, caro fratello.

redatto a bari il 28.12.2007

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