venerdì 23 agosto 2013

Al Padrone della S.ES.I.T. PUGLIA spa e p.c. La Gazzetta del Mezzogiorno - Bari
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Cara Sesit, io sono tino da Bari; non mi conosci, ma io sì, ti conosco. E ho tanta paura di te: tutte le volte che ci scrivi ogni italiano diventa bianco per la paura, rosso per la rabbia e verde per la bile. Ma veniamo al sodo.  Mentre aspettavo le nuove cartelle per la tassa rifiuti al posto di quelle sbagliate, aprendo la nuova busta che mi hai spedito,
h o    t r o v a t o
sì altre cartelle, ma con una somma più alta invece che ridotta; a guardare meglio mi sono accorto che si trattava della tassa rifiuti di un appartamento di 80 metri quadrati in via Caldarola, dove io non c’entro proprio; e poi, che significa quello che hai scritto sotto sotto, grosso grosso e lungo lungo, che mi togli la macchina, mi togli la casa: io non ho la macchina intestata, io non ho la casa intestata, io non ho il telefonino intestato, io non ho manco gli occhi per piangere intestati; perciò [che ca…] che cosa mi levi se non ho niente (però una cosa ce l’ho, la più preziosa, ma non ti dico che cos’è, se no tu mi levi anche quella). Ehi, la Sesit, e che facciamo, a fregare! E’ normale e legale che poi il cittadino deve difendersi da chi si crede potente; e per proteggersi studia la notte per farsi un bello scudo di cemento armato e così pararsi [il cu..] il didietro dove tu ti schiggni i denti, perché il vero potente è proprio chi non ha niente, neanche i denti. Perciò, sbrigati a mandarmi veloce le cartelle ridotte per via Peucetia e via Favia, dove la tassa rifiuti era intestata a mia zia (che è morta per dare tutta la pensione a te) e ora l’avete intestata a me (la tassa rifiuti, non la pensione) che, comunque, pago lo stesso perché la zia mi voleva tanto bene, anche se non mi ha lasciato niente.
Ciao, e fai presto ché i soldi finiscono.

(tinodabari)
Edito a Bari il 27.6.2003

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