martedì 20 agosto 2013

DALL’UOMO AUSTRALE ALL’UOMO UNIVERSALE
 
Quanta strada deve percorrere l’uomo per giungere ad essere l’individuo universale scevro da ogni tipo di conflitto con i propri simili. Molti sono i pitecantropi ancora in mezzo a noi. E non mi riferisco affatto all’aspetto fisico dei tanti. A tutt’oggi ci costringono a vivere nella stessa gabbia assieme ad autentici animali feroci con sembianze umane. E’ pur vero che l’essere contemporaneo è alla fine della sua fase primitiva. Ma l’Uomo Universale si realizzerà solo quando il suo processo mentale avrà totalmente metabolizzato le diversità che lo circondano sino ad annullarle. Il tratto terminale del ciclo evolutivo poggia su pochi pilastri ma molto solidi, rappresentati da quegli esseri superiori che da sempre costituiscono il mezzo trainante per tutta l’umanità. Dio ha creato l’uomo dal nulla; l’uomo deve scoprire Dio dal tutto. Quel tutto che è contenuto nel Grande Libro della Natura che ci sta sotto gli occhi e che giorno dopo giorno ne sfogliamo le pagine. Intanto, è indispensabile stabilire norme che cambino radicalmente la vita dell’intera umanità. La governabilità di un solo stato sino ad oggi ha dato risultati conflittuali che hanno sempre posto un popolo contro l’altro. Ecco il grandioso compito affidato ai pochi esseri superiori che con la sola forza dell’amore hanno sempre svolto e continueranno a svolgere a favore di tutti i propri simili. Il lavoro da fare è immenso ma l’obiettivo è infinito. Dobbiamo subito sciogliere le catene con cui lo sviluppo industriale da quasi duecento anni tiene legata l’umanità al maledetto petrolio, fonte continua nello stesso periodo di tanti sanguinosi conflitti (petrolio che tutt’al più dovrebbe essere utilizzato soltanto per le future e immediate iniziative interplanetarie più avanti descritte, in attesa di propellenti alternativi, più ecologici e potenti); produrre, inoltre, nuove fonti di energia rinnovabile a costo zero che la natura ci offre pacificamente a piene mani, e fare in modo di distribuire questa ricchezza più equamente fra i tanti. L’accumulo di ricchezza nelle mani di pochi è stato uno dei mali evidentissimi dell’uomo contemporaneo: quando il denaro ristagna, quando l’acqua ristagna imputridisce, ed è crisi fonda per tutti, anche per gli stessi pochi, costretti ad isolarsi, a nascondersi per non essere depredati. Uno dei primissimi insegnamenti, da introdurre in ogni ordine di scuola per cambiare radicalmente la corrente mentalità sul denaro, deve essere il senso di vergogna che il possederne tanto susciterà in ogni cittadino (vedi stipendi e pensioni d’oro che non hanno alcuna giustificazione morale, utili solo al ristagno della moneta): è facile, perciò indegno, affrontare la vita con le casseforti piene; molto più difficile invece, perciò eroico, campare con mesate di poche centinaia di euro per nucleo familiare. Provassero i ricchi a farlo; è certo che fallirebbero dopo i primi tre giorni. Le banche oggi sono piene di soldi fino a scoppiare; ma se il flusso di denaro liquido continua a comprimersi, se le banche non trovano più a chi vendere la loro unica merce, il sistema rischia l’implosione. Se improvvisamente i ricchi dovessero richiedere tutto il loro denaro in un colpo le banche, ora come ora, non sarebbero in grado di restituirlo, avendo dovuto intaccare i capitali loro affidati per coprire, fra le tante, anche le ingenti spese giornaliere necessarie al loro funzionamento. Per giungere al pareggio le banche sarebbero costrette a far immediatamente rientrare tutte le vendite di denaro effettuate con quei capitali depositati; un'operazione del genere è praticamente impossibile, perché tanti debitori non saprebbero proprio come restituire le somme avute. L’immobilità bancaria, perciò, frena la vendita di moneta impedendo così di ricavare quei frutti che tale attività deve giustamente produrre, almeno per la copertura di quelle stesse spese. Controproducente al massimo livello, poi, che le banche inseguano scioccamente come unico obiettivo quello di ampliare sempre più il divario fra i pochi ricchi ed i tantissimi poveri. E’ più intelligente, invece, ridurre tale divario perché, se i poveri non sono più poveri, li si mette in condizione di acquistare quello che i più ricchi producono. Il denaro è un treno sempre in movimento su cui tutti hanno il diritto di salire; se invece vi viaggiano solo i ricchi, i biglietti venduti sono pochissimi e di conseguenza misero l’incasso per la comunità. Il discorso è volutamente elementare proprio per essere capito da tutti. Ciò che invece è incomprensibile sono i discorsi che da tempo vanno facendo i politici, speculando su una crisi di cui proprio loro governanti sono causa con il proprio cronico immobilismo, e in tanti casi pure per innata incapacità. Non si è in grado di frenare la dilagante disoccupazione? Allora si ricorre a sistemi temporanei e immediati per tamponare l’emorragia di posti, come quello, ad esempio, di dimezzare gli orari di lavoro per raddoppiare il numero degli occupati sia nel pubblico che nel privato; una pur minima fonte salariale è necessaria per continuare almeno a sperare. E’ inconcepibile anche per le menti più limitate poter vivere senza un reddito. Il diritto al salario minimo per chiunque è legge da promuovere subito. Altro che crisi; vi dimostro con i fatti che la crisi, voluta da pochi furbi e causata da molti stupidi è facilmente superabile, con tutte le iniziative da promuovere. Quanto lavoro per tutti c’è, invece; e per il benessere di tutti bisogna immediatamente attivarsi. Basta poco. Intanto sono da riconvertire per prime proprio le banche; da depositi di moneta contante anonima esse devono trasformarsi in istituti per l’amministrazione della moneta virtuale nominativa. Una legge ad hoc deve abrogare subito la circolazione e l’uso dell’attuale moneta, sostituendola con quella nominativa (le attuali card) su cui ogni transazione, motivata da apposita codifica, regolerà la vita finanziaria di ogni cittadino. Nel giro della sua entrata in vigore ogni reato patrimoniale scomparirebbe dai codici. Chi potrebbe opporsi a tale provvedimento se non evasori, usurai, ladri, spacciatori, ricettatori; giornalisti e artisti, politici e giudici, manager e professionisti corrotti. La persona onesta non ha nulla da temere da un tale provvedimento, mentre ha il diritto di sapere chi e perché prende denaro dalle casse pubbliche, in cui vanno a finire i propri sacrifici tradotti in tasse. Quanto alla privacy, essa è più garantita da una card nominativa, che per svelare i propri segreti necessita di un terminale inattaccabile, piuttosto che da un metaforico portafoglio in qualsiasi momento e luogo vulnerabile. Il sistema della card nominativa snellirebbe totalmente la purulenta burocrazia che, grazie ai suoi secolari lacci, costringe il cittadino a dover foraggiare il burocrate di turno, che verrà impedito nella sua losca attività proprio dal dover codificare la transazione monetaria virtuale dalla card del cittadino alla propria. Immaginate quanto lavoro c’è per tutti sino a che il denaro, anche quello nominativo, sarà estinto definitivamente perché inutile, avendo nel frattempo l’essere umano realizzato il principio del tutto a tutti per solo diritto di nascita da cui scaturiscono altri diritti inscindibili per ogni essere umano: Abitazione, Alimentazione, Ambiente, Assistenza, Lavoro, Libertà. Si può inoltre attivare un’altra fonte di lavoro, procedendo subito alla riconversione degli istituti di case popolari per cancellare definitivamente dai piani urbanistici gli incivili quartieri popolari e le invivibili favelas che allignano alle estreme periferie delle più grandi città. Tali istituti vanno trasformati in Agenzie Immobiliari di Stato che provvederanno solamente ad amministrare, dopo averle assegnate agli aventi diritto, case situate in edifici già realizzati in proprio da imprese private; assegnazione per ogni edificio non superiore al 20% degli alloggi totali, occupati naturalmente ognuno da un solo nucleo familiare, diluendo così le famiglie a rischio ed evitando la piaga dell’associazione a delinquere. Il diretto contatto con famiglie più civili influenzerà positivamente i nuclei più retrivi, con l’ulteriore beneficio che i più abbienti darebbero lavoro ai bisognosi. Altro vantaggio l’abolizione delle gare d’appalto che l’attuale situazione trasforma in focolai di corruzione per l’inveterata abitudine di richiedere bustarelle; malevolo andazzo che di conseguenza spinge le imprese ad eseguire opere scadenti che necessitano già di manutenzione a soli pochi mesi dalla loro ultimazione. C’è poi da incentivare il turismo con l’introduzione della legge per il Turismo di Stato, con cui tutte le famiglie a basso reddito potranno fare le proprie vacanze periodiche, provvedendovi direttamente lo stesso Stato; inviando quelle famiglie in luoghi di villeggiatura, anche fra i più rinomati; distribuendole indiscriminatamente fra i più abbienti con apposito sorteggio. Ed eccoci al punto più importante dell’evoluzione lavorativa umana: riconvertire senza più alcun indugio tutte le fabbriche di armi nel mondo, riavviandole alla produzione di mezzi più potenti atti allo sfruttamento di ogni risorsa che terra, mare e cielo possano dare all’uomo. I beni che la natura ci offre dalle cime più impervie alle profondità oceaniche sono alla nostra portata. Ma la miniera più ricca e vasta da sfruttare è quella interplanetaria. C’è da esportare ossigeno sui pianeti a noi più vicini; da trasformare in acqua i granitici ghiacci di quelli più lontani. Intorno ai pianeti più freddi si possono sistemare satelliti orbitali, forniti di giganteschi specchi, per trasformare con precisi calcoli progettuali la loro atmosfera così da renderla identica a quella terrestre, riflettendovi i raggi del sole così imbrigliati, e permettere all’uomo di colonizzare pacificamente quegli stessi pianeti. E quando il sole starà per spegnersi, l’Uomo Universale potrà tranquillamente esportare il suo sistema vitale su altre galassie. Sino a crearne una propria artificiale, autonoma e ripetibile, realizzando così il moto lavorativo perpetuo. Senza nulla togliere a Dio che ci ha indicato la strada.
 
Edito a Bari il 20.8.2013

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