venerdì 19 aprile 2013

POPOLO INETTO

Mentre quelli del Branco continuano a scannarsi per conservare (alla faccia del progressismo) i propri secolari privilegi, il Popolo Sovrano se ne sta passivamente a guardare lo scempio che di sé ne stanno facendo proprio ì più illegittimi (con più di due mandati parlamentari) della rumorosa canea che occupa in pianta stabile i livelli più alti delle istituzioni del Paese. Bisogna tornare indietro di ben 14 secoli per ritrovare sovrani altrettanto inetti come l’odierno Sovrano Italiano. Allora furono i Merovingi che per inettitudine, trucidandosi a vicenda con tradimenti, delitti e guerre civili, furono esautorati dai Carolingi che da “Maggiordomi di Palazzo” si fecero usurpatori di potere, detronizzando in pratica Childerico III, ultimo re fannullone dedito ormai ai soli piaceri del cibo e dell’alcova, per mano del “Maggiordomo” di turno, Pipino il Breve, che si autonominò sovrano con l’avallo illegittimo di papa Zaccaria, rappresentante di quella Chiesa che mai si faceva i fatti spirituali propri. Se non altro l’attuale nostro Sovrano-Popolo qualche attenuante ce l’ha: agli inizi della sua storia, non per inettitudine, ma per troppa fiducia nei propri “Maggiordomi di Palazzo”, ha rilasciato deleghe tutte disattese dai propri rappresentanti parlamentari. Si è cominciato con l’inganno del referendum monarchia-repubblica. I nostri padri, convinti di liberarsi per sempre di quel personaggio da favolette infantili, se l’è invece ritrovato moltiplicato in ogni pubblica istituzione (il re della sanità, il re dell’informazione, il re della finanza, il re della politica, nel senso di cariche a vita e per di più ereditarie). La monarchia non è mai stata abolita, perché mai è nata una vera res-pubblica. I nostri padri hanno dovuto accettare una costituzione lacunosa sin dai suoi primi articoli, elaborata da una sola parte dei cittadini e sotto la fresca influenza di una disastrosa guerra fratricida appena terminata. Infatti, essa elegge a Sovrano il Popolo, per poi immediatamente imporgli dei limiti, in pratica dichiarandolo interdetto da subito; fonda, questa res-pubblica mai nata, su qualcosa di evanescente, di restrittivo, il lavoro (perché non fondarla invece su individui reali e di valore univoco nei reciproci confronti: i lavoratori; nei momenti di crisi ridurre i turni di lavoro da 8 ore a 4, impiegandone il doppio, permettendo così a più persone almeno un minimo guadagno garantito); trasforma quella che è una vera delega a rappresentare il Sovrano-Popolo, in un atto illegittimo che il parlamentare utilizza a proprio uso e consumo (famigerato articolo 67), traendone i massimi illegali guadagni (unico soggetto nel nostro Paese a stabilirsi lo stipendio da solo, con vergognosi aumenti in vertiginosa progressione geometrica, senza alcun criterio di merito – in altra occasione vi racconterò dell’aneddoto di un presidente dell’acquedotto e del suo fognino - facendo pesare le periodiche crisi, causate dalla sua esclusiva incompetenza, soltanto sul Sovrano-Popolo), inventandosi privilegi negati ai comuni cittadini (fruizione gratuita di ogni utenza sociale, dalla più piccola supposta alle mense parlamentari; pensioni percepite dopo brevissimo bivacco nelle aule parlamentari e senza il minimo sforzo o merito; possibilità di morirci in quelle aule anche dopo anni di inattività sclerotica, quando ai comuni cittadini in piena salute fisica e mentale viene preclusa la possibilità di lavorare ancora, dopo i 65 anni). Moltissima sostanza della vecchia costituzione monarchica è stata iniettata nella pseudo costituzione repubblicana dai quei pochi individui che con dolo hanno pensato di avvantaggiarsene. Le suddivisioni fra destra e sinistra, le sottoframmentazioni operate via via negli anni sono servite soltanto a sminuzzare sempre più il Sovrano-Popolo che ingenuamente l’ha permesso, senza accorgersi che il Branco, invece, è divenuto nello stesso tempo più compatto nel perseguire i misfatti a danno dei cittadini. Siamo al dunque; non c’è più tempo per tentennamenti; i cittadini sono costretti alla fame, al fallimento e, peggio, al suicidio dai malefici mandanti parlamentari. Non aspettatevi che se ne vadano da soli. Dobbiamo cacciarli con la stessa violenza che da decenni esercitano sul Sovrano-Popolo. E’ arrivato il momento di togliersi i veli che offuscano la mente, per rendersi conto che le reali divisioni non sono quelle verticali, per anni indicate dai singoli partiti, covi di tutte le turpitudini nazionali. L’unica divisione razionale esistente è quella linea orizzontale che mette, l’uno di fronte all’altro, il Sovrano-Popolo di qua e il Branco famelico che finge di governarci di là. Quella linea su cui hanno costruito muri invalicabili dietro i quali, con l’appoggio di stampa e tv compiacenti per il falso consenso, servendosi degli Hop-frogs di regime per il falso diletto (di cui parlerò più minuziosamente in altro commento), fanno i loro loschi affari con le stille di sudore e sangue delle nostre quotidiane fatiche. Quanta strada hanno fatto i “Maggiordomi di Palazzo”; ma è ora che si rendano conto che il Sovrano-Popolo, ridotto in miseria, non può più mantenerli. Non può più permettersi tanta servitù e con quegli stipendi da usuraio che sempre da soli si stabiliscono (è dell’altro ieri l’ultima malefatta del Branco: mentre altri due cittadini erano costretti al suicidio, il consiglio della Regione Puglia deliberava di prorogarsi i già illeciti vitalizi). Sembra che questa sia la volta giusta per risvegliare e ricompattare il Sovrano-Popolo deluso, che ha visto di continuo cadere sempre le stelle in cui aveva riposto le proprie speranze di risorgere. Nel Movimento degli Stellati ha intravisto deposte tutte le proprie aspirazioni per una società finalmente repubblicana e democratica. Un cittadino governato vale sempre quanto un cittadino governante, che grazie al primo ha possibilità di esistere. Scuotiti, Sovrano-Popolo, al grido di “L’Etat où nous sommes”.

Edito a Bari il 19.4.2013

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