venerdì 24 maggio 2013

DIRITTO D’INGIUSTIZIA

Che mi sia messo a fare la lotta ai re è cosa che risale all’adolescenza. Evidente quindi che avverso tutti i Berlusconi del mondo e mai li difenderei. Però questo pregiudizio non può inficiare la mia obiettività di persona matura, equamente sempre al di sopra delle parti. Dunque, una cosa è chiarissima anche al più cieco degli uomini. C’è in giro per il paese una sorta di distorta giustizia che mira a colpire chi sfortunatamente incappa nelle sue ire e che abbia idee contrarie alle proprie. Chi invece le abbraccia, quelle idee lo rendono immune da qualsiasi reato. Emblematico il caso Penati e altri casi simili, accomunati dallo stesso colore politico: chi non s’è accorto della sceneggiata messa in atto in quello stesso Tribunale di Milano per gran parte mancino, pur di “salvare” con la prescrizione uno che noi Popolo Sovrano avremmo volentieri appeso alla mussolini, non per giustiziarlo, ma soltanto per fargli svuotare le tasche e riprenderci il nostro. Che la Giustizia insegua i potenti mascalzoni e affamatori è sacrosanto diritto, ma non sino a torturarli per una vita, o sino a che non cambino opinione pensandola come loro; tutt'al più sarebbero da condannare a vivere con mille euro al mese. Figurarsi, perciò, che farebbero a un qualunque cittadino come me, se questa giustizia decidesse di mettermi le mani addosso come è stato fatto per i tanti malcapitati Tortora; addosso ad un comune cittadino che si limita soltanto a trasferire su carta, così come faccio io, la libera manifestazione del pensiero, trasponendovi in sintesi quelle che sono le vaganti voci del Popolo in un libero paese.

Edito a Bari il 24.5.2013

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