mercoledì 8 maggio 2013

ANCHE GLI IMMORTALI MUOIONO

Finalmente. Pensavo che mai avrei visto questa giornata. Che avrei chiuso gli occhi per sempre sotto il simbolo del potere assoluto del signor Andreotti. Temevo che la mia condanna, dalla nascita alla morte, fosse di dover subire la sua ingombrante e dannosa presenza. Cristianamente non dovrei dirlo, ma mi sono sentito liberato da quell’incubo, rappresentato non dall’essere umano in sé ma dal suo diabolico trasformarsi in politico, sostituendosi a quel re (grazie soprattutto agli spazzini del voto di cui sempre si circondano i politici) che il Popolo Italiano aveva scacciato per sempre dal suo ordinamento. Indelebile per me rimarrà il ricordo del suo sadico cinismo quando, in visita ufficiale in Cina pochi giorni dopo lo sterminio dei ragazzi di Piazza Tien An Men, invece che cancellare quella visita come dignitoso ed evidente segno di protesta, ebbe la spudoratezza di stringere le sporche mani, ancora fresche di sangue, dei mandanti di quella strage, giustificando il suo atto con la “ragion di stato”; nessuna ragion di stato, nessuna umana giustificazione può mai assolvere da crimini tanto atroci. Potrò ora godermi il resto della vita senza Andreotti, ma l’ossessione che altri possano prenderne il posto rimane. Questo il motivo per cui è urgente stabilire per legge la limitazione del potere politico in massimo due mandati quadriennali per ogni ordine e grado, e tutti a elezione diretta. Il Popolo Sovrano ha sancito che il re non lo vuole più. Quindi la mia avversione per Andreotti è relativa al quel simbolo di potere assoluto, sostenuto da leggi permissive. Lo statista, il divo, belzebù, il divino Giulio, lui non è stato nulla di tutto questo, ma un semplice uomo che ha saputo approfittare più di ogni altro di quelle leggi. Le sorti dei Popoli si fondano solo e soltanto sul lavoro di menti e braccia eccelse, mai sulla frenante attività parlamentare. Il “boom economico” degli anni ‘60, ad esempio, è frutto soltanto di imprenditori e operai laboriosi, gente pratica che si è rimboccata le maniche senza inutili perdite di tempo, non certo dei politici che, al contrario, con le loro aggrovigliate leggi (parlo di quelle mirate ad agevolare parenti, amici e amici degli amici), hanno agito da elemento frenante a quella che sarebbe stata una stagione molto più prolifica. Sono certo che per tutto ciò che Andreotti ha fatto in politica si sia giocato anche la sua vita privata, trovando sbarrate le porte del Cielo quando vi si è presentato. “Vox Populi” è sempre “Vox Dei”.
 
Edito a Bari il 6.5.2013

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