PRIMA LETTERA TONINO
Bari, 13.7.2015
Esimio Presidente
TRIBUNALE PENALE
via Nazariantz
70100 B A R I
Raccomandata a/r
Esimio Direttore CARCERE
via
A. De Gasperi n°
307
70125 B A R I
Raccomandata a/r
Esimio Direttore GIUSEPPE DE
TOMASO
La Gazzetta del Mezzogiorno
Piazza Moro
n° 37
70122 B A R I
Raccomandata a/r
Esimio Avvocato
GREGORIO DE PALMA
viale
della Repubblica n° 82
70125 B A R I
Raccomandata a/r
Io sottoscritto, PETINO
VITO, fratello di ANTONIO detenuto
e in attesa di giudizio presso il penitenziario di Bari in via A. De Gasperi
307 sin dal lontano 1 marzo 2014 per aver avuto con la moglie un banale
litigio, da cui la signora ne è uscita totalmente incolume, un fratello che noi
chiamavamo il gigante buono della famiglia per la sua considerevole stazza, uno
e novanta di altezza per oltre cento chili di peso, essendo nel frattempo le
sue condizioni psicofisiche precipitate vertiginosamente per il probabile
incompatibile regime carcerario,
d e n u n c i o
il suo pietoso stato di salute attuale. Ogni volta che lo
incontro a colloquio è evidente a vista d’occhio il suo deperimento. Abbiamo
atteso sinora un intervento dall’interno della struttura stessa ma, vana
l’attesa, mi son deciso a portare il caso all’attenzione di chi, più in alto,
possa vedere direttamente in quale mucchietto di pelle ed ossa si sia potuto
ridurre un normale uomo di 61 anni. Poco più d’un mese dopo l’arresto, è stato
ricoverato per molto tempo nella stessa infermeria del carcere. Ritornato nel
suo reparto per poco tempo, è stato rispedito ancora in infermeria. Fra aprile e maggio di quest’anno, è
stato ricoverato d’urgenza al Policlinico di Bari, dove è rimasto per tre
settimane. Dopo le dimissioni, ha fatto ritorno nell’infermeria del carcere,
dove si trova tuttora su una sedia a rotelle. Non si regge in piedi, è
denutrito, ci chiediamo spesso se gli danno da mangiare, se gli fanno le
terapie di cui necessita. Il suo avvocato difensore, che ci legge in copia, è
riuscito ad ottenere la sua cartella clinica, ma di condizioni più umane per
mio fratello non se ne parla ancora. Tralascio dal raccontare cosa passiamo noi
parenti quando andiamo a colloquio; tra regole giuste e ingiuste, scostumatezze
varie, in quelle tre ore siamo trattati alla stregua di chi perde la libertà,
per il solo fatto di seguire un comandamento profondamente cristiano (visitare
… … eccetera), andando a trovare i nostri sfortunati parenti. Sono
drammaticamente preoccupato per la sua vita; svolgeva sin da ragazzo la
professione di odontotecnico, nell’insieme la sua vita è stata abbastanza
fortunata, meno quell’ultimo episodio con la consorte. Chiedo, imploro con
tutta l’anima: SALVATELO!
Distinti saluti.
CON OSSERVANZA
(Petino Vito)
Edito a Bari il 13.7.2016
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