L’AMARO IN BOCCA
Le politiche dello scorso
febbraio mi hanno regalato quel dolce sapore che solo una vittoria sul campo
può dare, e chi è stato atleta come me può ben capirlo. Vedere escluso dagli
eletti uno come Fini con l’unico mezzo civile in mano al Popolo Sovrano, il
consenso elettorale, è stato un momento davvero inebriante. Senza alcuna
violenza, ci siamo liberati di un abusivo parlamentare (oltre i due mandati), e
di uno dei maggiori artefici del disastro italiano, fatti salvi i suoi
interessi personali. Mi sarebbe piaciuto sconfiggere allo stesso modo tutti gli
altri che illegalmente occupano poltrone in parlamento (oltre i due mandati,
unico mezzo altamente igienico per una immediata disinfestazione delle
istituzioni vitali di uno stato moderno); sconfiggere allo stesso modo soprattutto
il signor Berlusconi. La prima sensazione euforica dopo la condanna, però, è
stata ben presto travolta dal modo in cui tale vittoria è venuta. Vista l’impossibilità
di sconfiggerlo democraticamente, si è dovuto ricorrere ad ogni più piccolo
sotterfugio, ad ogni più grande accanimento, pur di ottenere a tavolino quella
vittoria che non si è stati capaci di ottenere in campo. E sono proprio queste
le vittorie che lasciano l’amaro in bocca e un profondo disgusto nell’animo di
un vero atleta, amante del confronto leale, imparziale, giusto, rispettoso in
primis delle età venerande. Altrimenti non vi sarebbe più rispetto né per amici
e né per avversari; né per vecchi e né per giovani; per nessuno. Lo si è
dipinto il Berlusconi come il Male Supremo delle cose italiane, dimenticando di essercelo
ritrovato dopo un cinquantennio disastroso, sfociato poi in Tangentopoli. Se
fosse quel mafioso descritto da certa stampa cartotelevisiva, come mai, dopo
aver subito sino all’incredibile, non ha utilizzato uno di quei sistemi da veri
mafiosi che in passato ha visto più volte nella polvere (e non metaforica) giornalisti,
politici, giudici? Questo io mi son sempre chiesto. Indicibile, poi, i commenti
dei più giovani; si sa che le cattiverie più cruente sono quelle dei bambini,
ma in alcuni casi si è oltrepassato ogni limite dell’indecenza. Volere morto un
vecchio signore supera ogni delinquenza comune. Non avere rispetto di un 77enne
agli sgoccioli fa pensare a tanti figli di enne enne. Noi Popolo Sovrano lo
volevamo soltanto fuori dal Parlamento dopo un civile agone elettorale.
Edito
a Bari il 2.8.2013
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