FINE MILLENNIO O FINE D'UN MITO
Fra i miti ve ne sono tanti che
cadono come le stelle spente. Pochi quelli che brillano in eterno. Ma uno di
cui mai mi sarei aspettato la parabola discendente è il, per me ancora caro,
professor Antonino Zichichi. Alcuni giorni fa m’è capitato fra le mani un suo
libro, “L’IRRESISTIBILE FASCINO DEL TEMPO” (edizione Mondolibri spa Milano
stampato nel febbraio 2001), di cui un
amico ho pensato me ne facesse dono; solo dopo averlo letto ho invece capito
che se n’era liberato. Un libro di 266 pagine, in cui per ben 217 pagine
l’autore (all’epoca “settantino”, detto alla siciliana) s’incaponisce, con la
forza più che con la ragione, a voler dimostrare che il terzo millennio è
iniziato il primo gennaio 2000; salvo poi a contraddirsi palesemente nello
specchietto di pagina 216 da lui compilato, in cui non s’accorge che,
trasformando in termini “matematici” la data di lunedì 1.1.2001 con il numero
2001,0027379, sbaglia perché, sempre con la sua stessa formula matematica
(0,0027379=1/365 pari a un giorno come da lui calcolato), con quel numero sta
indicando che in realtà dell’era cristiana sono trascorse 2001 parti intere
(anni) e una frazione dell’anno successivo, in pratica sta indicando la data
dell’1.1.2002; mentre avrebbe dovuto scrivere il numero riportato più in basso
2000,0027379, cioè 2000 anni interi (al 31.12.2000) che chiudono i primi due
millenni e una frazione del nuovo anno (primo giorno del 2001) che apre il
terzo millennio, in sintesi la data di lunedì 1.1.2001: che per una perfetta
combinazione immanente si presenta come primo giorno del 3° millennio, primo
giorno del 21° secolo, primo giorno dell’anno, primo giorno del mese, primo
giorno della settimana.
Avviandosi sul cammino della
civiltà, ad un certo punto l’uomo ha sentito la necessità di dare un ordine al
trascorrere del tempo. E man mano, in tutto l’occidente e in gran parte del
mondo restante, è andato affermandosi il sistema convenzionale data/orario
gregoriano, perfezionato dagli ultimi risultati tecnologici, che tutti ormai
riconosciamo come il sistema più valido ad ammortizzare in maniera quanto più
precisa possibile la sincronizzazione fra equinozi. Ma tralasciando tutta la
teoria tecnico-scientifica sull’argomento “tempo”, e considerando l’uso pratico
che anche il semplice villano deve farne giornalmente, cercherò di spiegare le
incongruenze riscontrate nella citata opera del caro professor Zichichi.
Inizio con l’esporre il duplice
significato che per ogni uomo hanno quelle cifre che quotidianamente si
scrivono o si leggono per indicare una data: oggi 7 luglio 2013 vuol dire che
dell’anno 2013 dell’era cristiana ne stiamo trascorrendo il settimo giorno del
settimo mese; cioè, perché sia trascorso completamente il 2013, dobbiamo attendere
la mezzanotte fra il 31 dicembre e l’1 gennaio prossimi; ovvero, dalla nascita
di Cristo sono trascorsi esattamente 2012 anni, 6 mesi e 7 giorni, tralasciando
le ore. In termini più esatti e riconosciuti anche dalla Chiesa e dai Custodi
del Tempo di Londra, il 3° Millennio è cominciato allo scoccare della
mezzanotte fra il 31 dicembre 2000 e l’1 gennaio 2001.
Il primo concetto da tener
presente ogni volta che anche quel villano effettua una conta è naturalmente
matematico, anzi per essere ancora più semplici, è aritmetico. Alla base della
nostra cultura, a noi occidentali sin dalle classi più elementari è stato
posto, fra i tanti, un plinto che si radica nel sistema decimale. Pertanto il
semplice villano ha la certezza che, a parte l’unità, le decine, le centinaia
(secoli), le migliaia (millenni), eccetera, terminano esclusivamente con zero.
Completamente estemporanea
l'invenzione dell’anno zero introdotta da Zichichi. In un ipotetico arrivo
anteporre lo 0 al 1° è un assurdo logico; come dire che il primo è stato
preceduto dallo “zeresimo”. In altri termini che il primo è stato preceduto da
nessun altro della stessa specie e che, pertanto, lo 0 rappresenta nient’altro
che nessuno, il nulla, l’inconsistenza, la statica perfetta; in geometria il
punto, di partenza o d’arrivo, che non ha dimensione. Nel calcolo delle
distanze, lo rappresentiamo come linea spartiacque fra l’immobilità assoluta e
il movimento: solo spostandoci da quella linea s’abbandona lo zero per passare
a valori reali, positivi o negativi, percepibili ad occhio nudo come il
millimetro, centimetro ed oltre. Nel calcolo del tempo, lo rappresentiamo come
linea spartiacque fra l’immobilità assoluta e il movimento: finché non si pigia
il pulsante d’un cronometro, ipotetico o reale che sia, tutto è fermo, continua
a persistere quello zero senza alcun valore; appena premuto quel pulsante il
nulla, il vuoto, l’immobilità scompaiono per dare inizio a valori reali come il
picosecondo e il nanosecondo (misurabili solo con apparecchi atomici, quindi,
del tutto inutili per il comune mortale che non riesce ad averne la percezione
mentale), il millesimo e centesimo di secondo (misurabili con semplici
apparecchi manuali, perciò utili tutt’al più per manifestazioni sportive). Ma
quando gli esseri umani si chiedono la data o l’ora, contano soltanto il
giorno, il mese, l’anno e, tutt’al più per esattezza, l’ora e il minuto. Che
senso ha aggiungere alla lettura i secondi quando, leggendo quello del momento,
non si ha manco il tempo di dirlo che siamo già a quelli successivi. Pertanto
introdurre un fantomatico anno zero è un assurdo matematico, se il trascorrere
di un periodo di dodici mesi lo nominiamo zero. Certo, ad ogni anno si può dare
il nome che si vuole; vi sono calendari orientali in cui si susseguono nomi di
animali: l’anno dell’asino, ad esempio. Ma nel nostro conteggiare il tempo, il
nome di ogni anno corrisponde ad un numero. Pur nominando con l’inesistente
anno zero i primi dodici mesi dell’era cristiana, avremmo una situazione
simile: al predetto anno zero dei zichichini corrisponde, per noi precisi,
l’anno uno, e di seguito, all’anno 1 loro il 2 nostro; così continuando,
saremmo giunti in perfetto sincronismo, loro al 31 dicembre 1999 (con l’anno
zero sommano 2000 anni, per l’appunto), e noi al 31 dicembre 2000; e comunque,
mettendoli in parallelo, avremmo dovuto festeggiare, come dimostrato,
contemporaneamente l’inizio del terzo millennio. Incongruenza che lo stesso
Zichichi mette inavvertitamente in grande evidenza a pagina 107 (“Dall’anno 8
a.C. all’anno 8 d.C. c’erano sedici anni …”; introducendo l’anno zero come da lui sostenuto, avrebbe
dovuto dire “... all’anno 7 d.C. c’erano sedici anni …”) e a pagina 116, nella
quale evidenzia lo zero proprio al centro dei periodi a.C e d.C., senza dargli,
dunque, spessore alcuno; una semplice linea di demarcazione senza alcun valore.
Ovviamente nel discorso pratico
del trascorrere del tempo, nulla ho da eccepire su quanto affermato
relativamente a temi specifici non alla mia portata, come orologi atomici, asse
terrestre e simili; temi che esulano da quella praticità quotidiana del
semplice villano; di contro ho anche tralasciato
amenità del tipo bullone-automobile e molecole fruttarole varie contenute nel VII
capitolo, un vero inno alla contraddizione e incongruenza, ottenendo l’unico
risultato di confermare nero su bianco il contrario delle sue convinzioni
sull'inizio del terzo millennio.
Sono certo che per le tante incongruenze appena elencate il caro professor Zichichi si sia giocato il Nobel; e, se non si tratta di un refuso, quando riscontro a pagina 215 che movimento orbitale e movimento di circonvoluzione della Terra sono movimenti opposti, uno antiorario e l’altro orario, comincio a temere molto anche per la sua laurea.
Sono certo che per le tante incongruenze appena elencate il caro professor Zichichi si sia giocato il Nobel; e, se non si tratta di un refuso, quando riscontro a pagina 215 che movimento orbitale e movimento di circonvoluzione della Terra sono movimenti opposti, uno antiorario e l’altro orario, comincio a temere molto anche per la sua laurea.
Nessun commento:
Posta un commento