POPOLO INETTO
Mentre quelli del Branco
continuano a scannarsi per conservare (alla faccia del progressismo) i propri secolari
privilegi, il Popolo Sovrano se ne sta passivamente a guardare lo scempio che
di sé ne stanno facendo proprio ì più illegittimi (con più di due mandati
parlamentari) della rumorosa canea che occupa in pianta stabile i livelli più
alti delle istituzioni del Paese. Bisogna tornare indietro di ben 14 secoli per
ritrovare sovrani altrettanto inetti come l’odierno Sovrano Italiano. Allora
furono i Merovingi che per inettitudine, trucidandosi a vicenda con tradimenti,
delitti e guerre civili, furono esautorati dai Carolingi che da “Maggiordomi di
Palazzo” si fecero usurpatori di potere, detronizzando in pratica Childerico
III, ultimo re fannullone dedito ormai ai soli piaceri del cibo e dell’alcova,
per mano del “Maggiordomo” di turno, Pipino il Breve, che si autonominò sovrano
con l’avallo illegittimo di papa Zaccaria, rappresentante di quella Chiesa che mai
si faceva i fatti spirituali propri. Se non altro l’attuale nostro Sovrano-Popolo
qualche attenuante ce l’ha: agli inizi della sua storia, non per inettitudine,
ma per troppa fiducia nei propri “Maggiordomi di Palazzo”, ha rilasciato
deleghe tutte disattese dai propri rappresentanti parlamentari. Si è cominciato
con l’inganno del referendum monarchia-repubblica. I nostri padri, convinti di
liberarsi per sempre di quel personaggio da favolette infantili, se l’è invece
ritrovato moltiplicato in ogni pubblica istituzione (il re della sanità, il re
dell’informazione, il re della finanza, il re della politica, nel senso di
cariche a vita e per di più ereditarie). La monarchia non è mai stata abolita, perché
mai è nata una vera res-pubblica. I nostri padri hanno dovuto accettare una
costituzione lacunosa sin dai suoi primi articoli, elaborata da una sola parte
dei cittadini e sotto la fresca influenza di una disastrosa guerra fratricida appena
terminata. Infatti, essa elegge a Sovrano il Popolo, per poi immediatamente imporgli
dei limiti, in pratica dichiarandolo interdetto da subito; fonda, questa
res-pubblica mai nata, su qualcosa di evanescente, di restrittivo, il lavoro (perché
non fondarla invece su individui reali e di valore univoco nei reciproci
confronti: i lavoratori; nei momenti di crisi ridurre i turni di lavoro da 8
ore a 4, impiegandone il doppio, permettendo così a più persone almeno un minimo
guadagno garantito); trasforma quella che è una vera delega a rappresentare il Sovrano-Popolo,
in un atto illegittimo che il parlamentare utilizza a proprio uso e consumo (famigerato
articolo 67), traendone i massimi illegali guadagni (unico soggetto nel nostro
Paese a stabilirsi lo stipendio da solo, con vergognosi aumenti in vertiginosa
progressione geometrica, senza alcun criterio di merito – in altra occasione vi
racconterò dell’aneddoto di un presidente dell’acquedotto e del suo fognino - facendo
pesare le periodiche crisi, causate dalla sua esclusiva incompetenza, soltanto
sul Sovrano-Popolo), inventandosi privilegi negati ai comuni cittadini (fruizione
gratuita di ogni utenza sociale, dalla più piccola supposta alle mense
parlamentari; pensioni percepite dopo brevissimo bivacco nelle aule parlamentari
e senza il minimo sforzo o merito; possibilità di morirci in quelle aule anche
dopo anni di inattività sclerotica, quando ai comuni cittadini in piena salute
fisica e mentale viene preclusa la possibilità di lavorare ancora, dopo i 65
anni). Moltissima sostanza della vecchia costituzione monarchica è stata
iniettata nella pseudo costituzione repubblicana dai quei pochi individui che
con dolo hanno pensato di avvantaggiarsene. Le suddivisioni fra destra e
sinistra, le sottoframmentazioni operate via via negli anni sono servite
soltanto a sminuzzare sempre più il Sovrano-Popolo che ingenuamente l’ha
permesso, senza accorgersi che il Branco, invece, è divenuto nello stesso tempo
più compatto nel perseguire i misfatti a danno dei cittadini. Siamo al dunque;
non c’è più tempo per tentennamenti; i cittadini sono costretti alla fame, al
fallimento e, peggio, al suicidio dai malefici mandanti parlamentari. Non
aspettatevi che se ne vadano da soli. Dobbiamo cacciarli con la stessa violenza
che da decenni esercitano sul Sovrano-Popolo. E’ arrivato il momento di togliersi
i veli che offuscano la mente, per rendersi conto che le reali divisioni non sono
quelle verticali, per anni indicate dai singoli partiti, covi di tutte le
turpitudini nazionali. L’unica divisione razionale esistente è quella linea
orizzontale che mette, l’uno di fronte all’altro, il Sovrano-Popolo di qua e il
Branco famelico che finge di governarci di là. Quella linea su cui hanno
costruito muri invalicabili dietro i quali, con l’appoggio di stampa e tv
compiacenti per il falso consenso, servendosi degli Hop-frogs di regime per il
falso diletto (di cui parlerò più minuziosamente in altro commento), fanno i
loro loschi affari con le stille di sudore e sangue delle nostre quotidiane
fatiche. Quanta strada hanno fatto i “Maggiordomi di Palazzo”; ma è ora che si
rendano conto che il Sovrano-Popolo, ridotto in miseria, non può più
mantenerli. Non può più permettersi tanta servitù e con quegli stipendi da usuraio
che sempre da soli si stabiliscono (è dell’altro ieri l’ultima malefatta del
Branco: mentre altri due cittadini erano costretti al suicidio, il consiglio
della Regione Puglia deliberava di prorogarsi i già illeciti vitalizi). Sembra
che questa sia la volta giusta per risvegliare e ricompattare il Sovrano-Popolo
deluso, che ha visto di continuo cadere sempre le stelle in cui aveva riposto
le proprie speranze di risorgere. Nel Movimento degli Stellati ha intravisto deposte
tutte le proprie aspirazioni per una società finalmente repubblicana e
democratica. Un cittadino governato vale sempre quanto
un cittadino governante, che grazie al primo ha possibilità di esistere. Scuotiti, Sovrano-Popolo, al grido di “L’Etat où nous sommes”.
Edito a Bari il 19.4.2013
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