CHE RAZZA DI “GENDER” E’?
Ho letto negli ultimi
giorni allarmate reazioni di alcuni lettori e, nella Gazzetta del Mezzogiorno
odierna in seconda pagina, un articolo su una certa teoria dei “gender”,
traendone un’assonanza immediata a “lager” e una riflettuta relazione a
Mengele. Non preoccupandomi, come invece hanno fatto i citati lettori, più di
tanto, però. La libertà è un diritto di pari valore per ogni essere umano. Io
l’ho sempre considerata, troncato il cordone ombelicale, una virtuale corda
unica che, avvolgendo al collo ogni individuo, lega indissolubilmente gli
esseri umani; una corda abbastanza lunga e della stessa misura fra l’uno e l’altro
uomo, per permettergli ogni libero movimento. Quando la si tira troppo, vuol
dire che stiamo soffocando un nostro simile che, per non soccombere, a sua
volta, pur di respirare, tira la propria. Quando tale azione avviene fra un
gruppo minoritario di prepotenti, che cercano di soggiogare la volontà della
maggioranza sana ed attiva di un paese, tirando troppo la corda, col proporre
insegnamenti di vita contro natura, si hanno reazioni violente che riportano
indietro le lancette del Tempo, annullando quei diritti dati per il
giusto principio di eguaglianza, ma a volte con poco criterio. La Storia si
diverte spesso con la monotona ottusità umana, a conferma dei “ricorsi” del Vico.
Purtroppo, non si è ancora in grado di distinguere dall’apparenza se, sotto
sembianze umane, si nascondono perversioni bestiali. Sono del parere che ogni
deviazione sessuale contraria all’umana natura, è da considerarsi malattia da
curare. Da tempo immemore, quando due genitori aspettano un figlio, due soli
sono i colori che in natura simboleggiano i due sessi, il rosa o il celeste Disilludetevi.
A priori non ve ne sono altri di colori. Per un fatto di moda, si potrebbero
anche cambiare, ma restano sempre due i casi da abbinare quando arriva un
neonato, o maschio o femmina. Tutto il resto rientra, nel seguito della vita, in
quella sfera di patologie psico-fisiche. E che così sia; altrimenti l’uomo si
sarebbe estinto già da tempo. E che sia sempre così, altrimenti la
manipolazione genetica scriteriata disseminerebbe il mondo di mostri. E allora
sarebbe tutt’altra storia. Attenti, quindi, a scalfire il granitico monumento
culturale del mondo occidentale, su cui possono depositarsi anche a lungo le
scorie del tempo; ma quando si decide di restaurarlo, liberandolo dalla feccia
dell’immorale e del criminale, ritorna sempre alla luce tutto lo splendore di
quell’inattaccabile diamante che è il cuore della moralità cristiano-laica
della nostra cultura, faro inamovibile che ci guida da duemila anni,
consolidata dalla fratellanza nella diversità. Dico attenti, perché c’è il
serio rischio che, a tirar troppo la corda degli altri, si possa giungere ad
opposti principi, vedendo risorgere dagli inferi d’Europa “gli inquisitori”, sorgere
anche da noi “i talebani”, “gli isis” della normalità deleteria, fondamentalista
ed estrema. Vedo che alcune idee di menti bacate riescono a sfiorare persino le
porte di alcuni parlamenti; a tanto è giunta in politica l’infiltrazione
trasversale dei “fuori di testa”. Però, attenti anche voi, cari politici, cari
ministri, cari parlamentari, perché vi sono già delle bestiacce sbavanti, tipo
pedofili e consimili, che hanno posato i loro sudici sguardi sui vostri figli,
sui vostri nipoti, o peggio, sui figli di nessuno, che abbiano età compresa fra
i tre e i tredici anni. E per farlo più facilmente vi allettano, in cambio di
voti, col proporvi leggi innaturali altamente immorali e di conseguenza liberticide. Siamo
contrari alla violenza di qualsiasi tipo; siamo i promotori di proposte per la
chiusura delle fabbriche di armi; siamo, insomma, gente pacifica a oltranza,
non certo ad oltranza insopportabile. Ma se toccate i nostri figli, siamo anche
pronti ad imbracciare e usare quelle armi che vogliamo abolire. Esseri tanto
perversi e vili, l’unico linguaggio che possono intendere è proprio quello
violento; almeno, perdendo l’occhio come loro hanno fatto agli altri, capiscano
il male procurato.
Edito a Bari il 25.6.2015
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