lunedì 31 dicembre 2007

BJUVE

Sono sempre stato dell’idea che fra i peggiori mali della società italiana sia da annoverare, oltre che Politica e Mafia, anche la Juve. Oggi parlo della Juve. Ho dovuto aspettare di vedere veramente la squadra torinese giocare in B per credere di nuovo in un calcio di autentici valori sportivi; ho temuto sino all’ultimo che lo strapotere juventino colpisse ancora, trasformando per l’ennesima volta i torti in meriti a discapito della Giustizia. Le pretese della nuova dirigenza di lasciare la squadra in A hanno fatto subito pensare che ancora una volta l’arroganza, anzi la tracotanza sino alla protervia dei piccoli Agnelli avrebbe avuto la meglio su tutto e tutti. Fortunatamente così non è stato e spero tanto che ciò indichi l’inizio di un nuovo corso per il calcio italiano, fatto soprattutto di lealtà sportiva. Se questo serve a mitigare il dispiacere degli incolpevoli tifosi juventini, fra i quali conto figli e amici carissimi, non dimentichiamo che altre squadre in passato sono state radiate per aver commesso un nanoatomo delle colpe della loro squadra. Anche i tifosi di quelle squadre hanno sofferto molto, sempre per colpa di dirigenti mascalzoni, di gente che con tutta certezza non ama il calcio. Chi doveva controllare ha chiuso tutti gli occhi, soprattutto quelli della coscienza: molti hanno definito il campionato italiano il più bello del mondo, senza accorgersi che intanto lo scudetto negli ultimi quindici anni ha viaggiato senza soste per ben tredici volte sull’asse Milano-Torino. Ma a qualcuno questa sembra una storia seria, logica, plausibile, visto che ormai in tutti gli sport i valori vanno sempre più livellandosi? Lasciando in pace i tifosi, quindi, e ritornando all’istituzione Juventus, queste le colpe che le vanno imputate nella sua storia centenaria:
- essere stata sino al 1945 anche la squadra dei Savoia, sinonimo di massima potenza all’epoca, anche se di un regno miserello; a riprova ecco due indizi che avvalorano l’ipotesi dell’appoggio reale: Gianni Agnelli impose il lutto al braccio ai suoi giocatori alla morte di Umberto II; impressionante la somiglianza fra l’Avvocato e Vittorio Emanuele IV;
- essere stata dal 1945 ad oggi la squadra della famiglia più potente d’Italia con i conseguenti condizionamenti nei vari settori: uno dei tanti, Garonzi presidente del Verona e concessionario Fiat nei primi anni ‘70; tutti da ragazzi abbiamo tifato per qualche squadra, la metà per quella bianconera, quindi in ogni categoria sociale il 50% tifa Juve; di conseguenza, ogni categoria ha favorito per amore la squadra torinese;
- nel campionato 1999/2000 i favoritismi furono così palesi (fra gli altri, vedere gol annullato a Cannavaro in Juve – Parma), che persino l’Avvocato ne fu talmente disgustato da ordinare ai suoi di perdere la successiva e decisiva partita col Perugina, regalando lo scudetto alla Lazio;
- pretendere l’assegnazione dell’ultimo scudetto, quando la squadra doveva essere in serie C o radiata sin dall’inizio del torneo 2005/06 per quanto commesso dal suo Moggi nel 2004/05: condizionamento dell’unica categoria in grado di modificare un risultato a favore o contro, quella degli arbitri che, in gare dove la squadra torinese apparentemente non c’entrava, espellevano i più forti giocatori di quella squadra che nelle gare successive doveva incontrare la Juve, favorita quindi per l’indebolimento degli avversari; e una volta che gli arbitri entravano nel libro bianconero dei condizionamenti, che necessità c’era di ricordarglielo per le annate successive;
- essere passata indenne attraverso ogni bufera giudiziaria: il calcio-scommesse, i medicinali osè e molto, molto altro ancora.
I grandi Agnelli sono sempre riusciti a dimostrarne l’estraneità con il loro indiscutibile carisma; che i tempi siano cambiati lo dimostra la vicenda attuale, anche se questa volta nemmeno l’Avvocato sarebbe riuscito a salvare la squadra dagli illeciti, dalle frodi, dalla slealtà sportiva in cui i suoi dirigenti dimissionari l’hanno coinvolta.
Ma la colpa più grave che soprattutto io addosso alla dirigenza bianconera, colpa per la quale avevo suggerito di cambiare nome alla squadra per l’indelebile macchia che ne ha oscurato per sempre la sua storia, è stata perpetrata fra le ore 18,30 e le 20,30 del 29 maggio 1985 in quel di Bruxelles fuori e dentro lo stadio Heysel, quando gli Agnelli, incapaci di esercitare il loro carisma in Europa come lo facevano in Italia, pur di conquistare la loro prima coppa campioni, fecero scempio delle 36 vittime, loro tifosi e fratelli dei tifosi di tutte le squadre, calpestando i loro corpi caldi con tacchetti e sfera di cuoio, intingendo quella coppa nel loro sangue fresco. Molti ebbero il cinismo di festeggiare quella vittoria alla stregua di una battaglia da bassissimo medio evo; pochi ebbero il coraggio di accettarla come la sconfitta più grande della loro vita, fra questi ultimi ricorderò sempre il sincero Boniek. Gli Agnelli non hanno mai rinnegato quella coppa maledetta; eppure dovevano coglierne i segni nelle tante sventure che hanno colpito la famiglia; personalmente avrei donato cento scudetti alla Juve pur di salvare uno solo degli Agnelli.
Ecco perché oggi si paga: simili peccati prima o poi si devono sempre pagare. E per finire, propongo ancora alla nuova dirigenza di cambiar nome alla squadra: meglio un nuovo nome per un’altra storia, perchè Bjuve è proprio brutto.
redatto a bari il 8.9.2006

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